Le idee del tempo munista - di cui prima parlavamo? C'è certa1nente del vero, molto di vero in quello che Mattetlcci ha scritto. E c'è da restare francamente stupiti che un giornale come « L'Espresso », la cui inipostazione culturale di fonda ci era a litngo sembrata liberale e laica, o se si <vuolcJ «socialista» nel senso che sopra abbiamo sentito indicare da Nenni, c'è da restare stupiti, dicevamo, che il 27 settembre scorso abbia liquidata, riprendendo certe osservazioni fatte a Matteucci da Gino Giugni sul numero 209 de « Il Mulino », come « crociana » ( e quindi aristocratica) la diagnosi di Matteucci rivendicando le istanze « liberatorie » contenute nell'insorgenza populistica. Troppo lu11go sarebbe riportare qui i termini del dibattito sul populismo apparso negli scorsi mesi su « Il Mulino »; e inoltre questo ci porterebbe fuori del nostro discorso. Che possiamo del resto provvisoriamente concludere notando che si può considerare come si vuole la posizione di Matteucci - e la nostra - senza per questo minimamente intaccare l'asstlnto di fondo che la sostiene: e cioè che senza una chiarificazione culturale di fo-ndo è difficile sperare nello sviluppo del riformismo. Nenni, come ha dimostrato l'intervista a « Il Mondo » lo ha perfettamente co1npreso: ma lo ha compreso la cultura italiqna « di sinistra» (visto che è inutile chiederlo - ammesso che n.e esista una - a quella democristiana)? Provincialismo e non Contrariamente a ciò che crede «L'Espresso» quando rimprovera Matteitcci, il disordine cultitrale del nostro tempo non ci pare sia dovuto al fatto che gli intellettuali italiani - quelli che contano, naturalmente - siano rimasti ancorati a una radice « crociana » senza intendere le nuove istanze prorompenti nel nostro tempo. A noi pare invece che il motivo profondo della crisi culturale che attraversiamo, sia do.. vuto al fatto che essi ha11no avuto una visione « empirica » ( ci si passi l'espressione) della citltura, che dopo avere disarticolato la loro matrice culturale, siano poi vissuti giorno per giorno in attesa di ricevere nuove mode (e quella «populistica» non è l'ultima) da recepire senza alcun impegno critico. Ciò che diciamo potrà forse dispiacere a qualcuno, ma la nostra cultura è stata europea solo con il liberalismo e lo_ storicismo, con Cattaneo, con Labriola e con Croce: dopo è vissuta d'accatto, troppo tin1orosa di richiamarsi alla sua tradizione, e al tempo stesso impote11te a inserirsi in maniera cr~ativa nella cultura europea. Intendiamoci: q11esto non significa che fare tlna scelta culturale oggi significhi decidere se essere o non « crociani »: ché anzi dire1nmo che 55 Bibiiotecaginobia.nco -
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