Giulio Picciotti di n1asse che faccia proprio ad un te111posia il discorso anticapitalistico che un discorso anti-i111perialistico ». « Le tendenze in1perialistiche sono una proiezione a livello in.ternazion_ale delle logiche e delle dinamiche del capitalismo più avanzai o ed hanno infatti negli Stati Uniti il loro centro egemone, ma non esclusivo perché affiancato da u11aserie di centri sitssidiari localizzati nell'Europa occidentale e nel Giappone » (le tesi del marxismo-leni11ismo sono accettate in pieno e senza riserve, n.d.r.). Si sostiene il « progressivo svincolo del discorso europeo-occidentale dal discorso atlantico ... la ripresa europeistica potrà avvenire solo a scapito dell'atlantismo (è la tesi gollista sulla quale hanno convenuto i comunisti italiani, n.d.r.) e, in prospettiva contro l'atlantismo » (25 tesi). Al « progetto emergente dell'Europa del capitale il Movimento operaio non può essere interessato ». « L'Europa unita dovrebbe organizzarsi secondo un'ipotesi non ricalcata sul modello neocapitalistico assumendo un ruolo di pace e di aiuto solidale al superamento del sottosviluppo ». La « politica dei blocchi » rappresenta « prevalenteme11te una funzio·ne coesiva del sistema», « occorre perciò un 11,uovo internazionalis1no che colleghi a livello mondiale le forze del ca1nbian1ento » tra cui in prin10 luogo « le masse contadine e proletarie del Terzo mondo >; ( Gabaglio ). Abbiamo visto una serie di concordanze tra le piattaforme delle AC:LI e del MPL. Esse non possono stupire, tenendo conto sia delle stesse basi di partenza e dell'iter elaborativo-, sia dell'identità personale e della posizione dei gruppi che vi hanno proceduto. C'è da aggiungere che, di fronte alla « creatività nuova » che i due movimenti affermano necessaria, le tesi confermano in pieno quella vecchiezza e povertà concetttiale, quell'assenza di un'analisi nuova della società italiana in trasformazione, quell'aridità inventiva, e, in contrapposizione, quella deliberata strumentalizzazione di cui parlavamo all'inizio. Con queste idee vecchie non c'era davvero bisogno di un nuovo partito, e in più con la ambizione di ristrutturare e dar unità a tutta la sinistra italiana. E in più una strun1entalizzazione cui partecipano le stesse impostazioni programmatiche, e che è confermata da troppe prove per essere ritenuta in dubbio. Commentando il voto del 7 giugno '70, Luigi Covatta sulla rivista dell'ACP'O·L scriveva: « c'è l'un per cento perso ·dalla DC: m.a è tutto qui, il 'dissenso cattolico e la fine del collateralismo? Che la DC abbia guada46 Bibiiotecaginobianco
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