Nord e Sud - anno XVII - n. 130 - ottobre 1970

' Recensioni dei più grandi pittori della Controriforma, viene p,resentato da Neri Pozza nei suoi aspetti sconcertanti e nei suoi sottintesi legami con il nostro tempo in nove originalissimi racconti (Processo per eresia, Vallecchi, 1970), ispirati ad altrettanti famosi dipinti del '500. . Non si tratta dunque, come potrebbe a tutta prima credere il lettore non informato, di un'ennesima escursione n,el campo della sto,ria ro,manzata, ma di un tentativo di penetrare nel mondo segreto di alcuni grandi artisti del passato e di leggere nelle loro tele qualche frammento del processo misterioso ed intricato per cui l'opera d'arte venne alla luce. In queste interpretazioni Neri Pozza, l'editore vicentino, finora noto nel mondo letterario solo per dei libri di versi, ha avuto, 1.1ntocco 1 felice, esercitando con discrezione e con sensibilità interpretativa di finissima tempra l'arte difficile di « saper vedere», così rara nel nostro tempo, dedito solo a voyeurismi e a curiosità superficiali. Il punto di partenza della rievocazione è quasi sempre un dato o un documento storico, che fornisce qualche ragguaglio illuminante su un artista o su un quadro di particolare suggestione; da questa premessa nasce poi un'invenzione estrosa ma anche sorvegliata, che non perde mai di vista i legami con la realtà, scaturendo da una conoscenza tutt'altro che improvvisata del pittore e del s1.10ambiente, e da una lunga dimestichezza, ch'è ancl1e lungo amore, con la produzione veneta del '500. I racconti si muovono in una pluralità di dimensioni che creano un'atmosfera mobile e varia: c'è l'avventura umana dell'arti,sta, che serve a decifra.re jl messaggio quasi impenetrabile che muove dal suo capolavoro; c'è una traccia della lotta impegnata dall'artefice contro la materia per giungere ad esp•rimere compiutamente le larve della fantasia; c'è ancora il graduale profilarsi, lungo tutto l'arco del '500, dell'ombra severa della Controriforma, con le immancabili crisi di coscienza ch'essa determinò nelle anime più sottili e tormentate. Da quest'ultimo punto di vista il libro ha un suo ritmo crescente, che ci porta dall'atmosfera ancora libera e disinteressata in cui spazia l'arte del Giorgione fino a quella cupa ed angosciosa del Tintoretto, e dei processi per eresia svoltisi alla fine del secolo. Nel primo racconto, Donna della Dalmazia, vediamo il Giorgione aggirarsi, in un livido mattino d'estate, per una Venezia torrida, investita dal soffio caldo dello scirocco, mentre sinistri bandi affissi ai muri suggerisco,no ai cittadini dei rimedi contro l'imperversante pestilenza. Proprio allora l'attenzione del pittore viene attratta da una misteriosa figura di donna, ferma sulla banchina, che gli ricorda l'ignota modella della sua « Tempesta». Questa donna sarà l'unica testimone dell'agonia del pittore, che, colto di lì a poche ore dalla peste, a lei confiderà, quasi in delirio, la storia arcana· della sua vocazione artistica e del suo approdo alla pittura to11ale: « ero sicuro che avrei capito la luce ... Sapete, quando il cielo d'estate ha il colore della polvere ... ». Di fronte al dramma di un'esperieiµa artistica incompiuta, resta nel pittore mo.rente la con1sapevolezza di aver attuato una conquista che sente diversa anche da quelle di Leonardq: « 11 Vinci amava la notte, i demojni cl1e 115 Bi·bnotecag·inobianco

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