Nord e Sud - anno XVII - n. 130 - ottobre 1970

Dino Cofrancesco - Marisa Càssola ad assumere atteggiamenti ottimistici. Nelle op·ere in esame, « la società precapitalista è considerata co1 me un'organizzazione che può e deve perfezionarsi, ma che non cambierà natura» (pag. 139) e il mondo app,are sempre, piuttosto che mondo storico, natura e cosmo. : E tuttavia, rivela Weil, Kant « ha posto le questioni del se11so della storia e della polit~ca per l'uomo·, invece di quelle della migliore tecnica politica e delle 'leggi storiche'. La politica cessa, con Kant, di essere una preoccupazione per i filosofi; essa diviene, come la storia, problema filosofico, che non è senza impo,rtanza nella e per la totalità del pensiero: non si tratta più di combinare storia e politica, si tratta di comprendere il loro senso comune, il senso che deve decidere di ogni accomodamento» (pag. 141). Con queste parole, si conclude il libro di Eric Weil. Come il lettore avrà compreso, esso è una via di mezzo tra la ricerca vera e propria e il saggio teoretico: una sorta di sondaggio in profondità volto ad enucleane, nella complessa problematica kantiana, quei due o tre concetti fondamentali che ne mettono in luce l'innegabile contem·poraneità assieme a ciò che vi rimane di incompiuto e di non risolto. L'unico ap·punto che si può rivolgere a Weil riguarda la brevità del terzo capitolo - e forse l'aver sottovalutato l'imp·ortanza politica strictu sensu di saggi come Per la pace perpetua o I dee di una storia universale dal punto di vista cosmopolita. Beninteso, anche il capitolo in esame è, come gli altri, rigoroso e profo,ndo, ma non nascondiamo che do,po Hegel et l'Etat ci saremmo· aspettati qualcosa di si1nile anche per Kant, sia pure co·ncedendo al suo gran,de interprete il carattere fondamentalmente (1na, p~r noi, non esclusivamente) etico della filosofia criticista. DINO COFRANCESCO Arte ed eresia Ogni artista che miri a salvaguardare la libertà della sua vocazione, sdegnando di servire la causa dei potenti e di accettare i vantaggi derivanti da un'integrazione totale nella società, deve subire inevitabilmente, come prezzo della sua ribellione, un destino di straniamento e di solitudine; e talora l'unica sua ·difesa, di fronte a condanne e persecuzioni, è quel pizzico di follia che lo separa dall'uomo comune e sancisce ufficialmente la sua posizi_one di fuori-legg~. « Noialtri pittori ci pigliamo le licenze che si pigliano i poeti e i matti» - così risponde all'Inquisitore Paolo Veronese, aocusato di aver inserito nella sua « Cena ,del Signore» alcune figure bizzarre e fantasiose, che contrastano con il carattere sacro del dipinto. Le p,arole del Veronese, testualmente riportate dagli atti cancelliereschi del Sant'Uffizio, presentano i11forma ,drammatica l'eterno dissidio fra le regole imposte da un determinato regime politico o religioso e l'obbedienza a una norma interna, che non può venire a patti con la verità. Questo dilemma, che fu vissuto tin tutte le sue co.nseguenze da alcuni 114 Bibiioteca·ginoqia·nco

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