... L'offerta di lavoro 1neridionale nel quindice11nio 1971-85 meridionali, sembra interessante esaminare le modalità di impiego sperimentate nel passato. Tra il 1951 e il 1970 i meridionali che hanno ricercato e trovato un'occupazione sono ammontati a 3,45 milioni di unità, pari al 54% del totale nazionale. A determinare la suddet1a offerta hanno concorso: - per 1,75 milioni, l'incremento naturale delle forze di lavoro, pari a circa il 90% del totale nazionale; - per 1,25 milioni, la diminuzione dell'occupazione 11ell'agricoltura, pari al 39<Jto del complessivo esodo italiano; - per 0,45 milioni, la riduzione della disoccupazio11e aperta, pari al 38% · del totale italiano. Orbene, dei complessivi 3,45 milioni di unità, soltanto 1,45 milioni sono stati assorbiti nei settori extra-agricoli del Mezzo,giorno (prevalentemente nell'industria delle costruzioni, nel commercio e nella Pubblica Amministrazione), mentre la restante quota di 2,00 milioni, pari al 58% del tota·Je, è dovuta emigrare nelle regioni centro-settentrionali (1,15 milioni) o all'estero (0,85 milioni). Qualora la futura crescita dell'occupazione extra-agricola meridionale avesse luogo nella stessa misura del 2,35% in media all'anno registrata nel passato - ma il mantenimento di tale tasso richiederebbe una fortissima accelerazione del processo di industrializzazione - verrebbe utilizzata all'interno dell'area una quota di circa 1,65 milioni di unità (55% del totale) della complessiva offerta addizionale. Che cosa voglia significare tale impiego in termini di riduzione del divario può essere verificato mediante l'assunzione di alcune semplici ipotesi. Ove si ammetta che nel quindicennio considerato, l'aumento del prodotto, dell'agricoltura (valore aggiunto) risulti dell'ordine del 2% in media all'anno, tanto al Nord che al Sud, e che i progressi conseguibili nella pro·duttività del lavoro, mediamente ipotizzati nella misura del 4% l'anno per l'intero territo,rio nazionale, siano tali da consentire il conseguimento di una parificazio11e dei valori aggiunti per addetto nelle due aree, e cioè più sensibili al Sud (5,3%) che al Nord (3,6%) 5 , ne deriverebbe un au., mento del prodotto del 5% nelle regioni centro-settentrionali e di circa il 7% in quelle meridionali. Tenuto conto, dei movimenti migratori che si verificherebbero dal Sud al Nord (pari a poco più di 2 milioni di unità di popolazione, compreso il movimento naturale delle persone emigrate), ne conseguirebbe un aumento del reddito pro capite 6 del 4,2% l'anno nelle regioni centro-settentrionali e del 6,6% in quelle meridionali. 5 L'incremento della produttività del Centro-nord non differirebbe da quelli previsti !'Clagran parte dei paesi industrializzati, ed in particolare da quelli del Mercato Comune (3,5%). 107 B·biiotecag i nobianco
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