Francesco Compagna u11 accampamento »; e che comunque· i bilanci delle ammi11istrazioni comunali di Mila110 e dintor11i sono già, allo stato attuale delle cose, gra,,emente compromessi, in quanto sottoposti alla pressione di sempre crescenti esigenze per sistemare quanti so110 stivati nei ricoveri notturni, per assicurare un insediamento civile a quanti sono da tempo arrivati, per colmare l'in1pressionante fabbisogno di case, scuole, trasporti, determinato dalle precedenti ondate migratorie. Da un lato, du11que, gli amministratori (Bassetti, A11iasi, ecc.), e con loro i sindacati operai; dall'altro lato, i rapprese11tanti dell'Assolombarda, i quali affermano: 1) che soltanto 400 sono gli immigrati giunti fi11ora a Milano e che gli altri arrivi saranno scaglionati nel tempo; 2) che per contenere i previsti arrivi si potranno assumere i disoccupati del settore edilizio, dei quali si prevede che aumenteranno fino alla cifra di 10-15 mila nei prossimi mesi; 3) che in ogni caso la necessità di nuove assunzioni è una conseguenza diretta dei ridotti orari di lavoro e della nuova regolame11tazione degli « straordinari >~, una conseguenza diretta dei nuovi co11tratti voluti dai sindacati; 4) che, qualora non si volesse procedere alle nuove assunzioni, non si potrebbero aumentare, e nemmeno mantenere, gli att11ali, già non soddisfacenti, livelli di produttività; 5) che in ogni caso è compito dello Stato e degli enti locali di provvedere per le esigenze sociali create dall'immigrazione. Tutti questi argomenti possono essere discussi e confutati con altri argon1enti; e infatti, amministratori e sindacati li hanno discussi e confutati. Intanto, si può dire che Io scaglionamento nel tempo degli arrivi non modifica affatto la logica onde il fenomeno patologico di urbanesimo che investe l'area metropolitana di Milano segue una tendenza all'aggravamento: co11 lo scaglionamento degli arrivi si può forse rallentare, ma no11 certo modificare questa tendenza. Quanto all'argomento dei posti di lavoro industriale che possono essere coperti con l'assunzione dei disoccupati dell'edilizia, si tratta di un argomento cui ricorrono anche gli amministratori ed i sindacalisti, ma per accusare gli industriali di no11 voler assumere questi disoccupati perché la loro età media è sui 40 a11ni, perché si tratta di « vecchi », mentre, fra gli immigrati, si possono scegliere i « giovani » (ma è vero o non è vero che oggi le imprese preferiscono assumere i « vecchi », co11 farr1iglia a carico, anziché i « giovani » in1migrati che sono risultati i più corrivi fra gli operai a promuovere gli « scioperi selvaggi » ?). Comunque sia, anche a questo proposito si può dire che la tendenza all'aggrava8 Bibiiotecaginobianco "
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