Nord e Sud - anno XVII - n. 128-129 - ago.-set. 1970

Girolamo Cotroneo L'uo.mo a una dimensione, dove Marcuse sosteneva che per rompere il _ circolo vizioso dell'attitale società « non pare sia il disegn.o delle nuove istituzioni della società che presenta le maggiori difficoltà », in quanto « la società sarebbe razionale e libera nella misura in cui è organizzata, sostenuta, e riprodotta da un Soggetto storico essenzialmente nuovo ». L'alternativa qitindi non poteva più essere né storica, né politica, né tanto meno economica: e il « Soggetto Nitovo », il « Nuovo Adamo » - come Marcuse lo aveva chiamato in un'intervista pubblicata proprio su «L'Espresso» circa dite anni or sono - poteva nascere, si legge ne La fine dell'utopia, solo attraverso « la liberazione di una dimensione della realtà e della vita un1ana situata al di qua della base materiale », attraverso « l'attivazione della din1ensione biologica della vita ». E da qui, finalmente, si potrà spingere lo sguardo verso « una società in citi il lavoro diventi gioco, in cui persino il lavoro socialmente necessario possa venire organizzato in armonia con i bisogni istintuali e con le inclinazioni degli uomini ». Si vede da qu.este citazioni casitali (e molte altre se ne potrebbero avanzare) che il regresso di Marcuse dal « socialismo scientifico » a quello « u.topistico », da Marx a Foz-trier insoml'na, non aveva atteso poi molto a rivelarsi, costititendo invece il sottofond·o di tutte le sue costruzioni: e bastava, per darsene ragione, leggere la sita più recente produzione - quella posteriore al 1964 - senza lasciarsi fuorviare da certe pur indovinate diagnosi, da certe su.ggestive considerazioni, ma andando invece al fonda delle sue analisi, a quel punto di rottura dove un discorso critico tenta di trasformarsi in ipotesi alternativa. E si sarebbe chiaramente veduto che la tendenza « estetizzante » costituiva il sostrato di tutta la costruzione marcusiana. Naturalmente quanto abbiamo detto non riguarda l'autore della nota da cui abbiamo preso le mosse: in effetti il problema da lui posto non era, almeno per noi, quello rigitarda11te la critica di fondo all'autore di Ragione e Rivo111zione, anche se era necessaria,nente da qui che dovevamo partire. Ciò che piz':tci ha interessato invece, per i motivi che ci apprestiamo a dire, è stata l'ultima parte di qttello scritto, dove l'anonimo redattore così si è espresso:_ « Alla litce di ·t1✓ttto ciò appare frutto di no-_ tevole disinformazione un culto così fervido da parte di contestatori che si definiscono, politicamente, dei leninisti orto•dossi. Trova conferma la maligna tesi che ciò che a volte si cerca sbandierando effigi, è soprattutt9 una scorciatoia citlturale, e si ha voglia di suggerire, visto che il salto dal mito all' ' ipse dixit ' è così agevole, che bisognerebbe almeno informarsi bene su quel che l'oggetto del n·zito pensa <;i.avvero ». Ancora una volta ci troviamo di fronte a una aff ertnazione che, so96 Bibiiotecaginobia·nco

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