Nord e Sud - anno XVII - n. 128-129 - ago.-set. 1970

Le idee del tempo tivo fosse quello hitizinghiano dell'homo ludens, non ha certo aspettato, per emergere (o per 1neglio precisarsi, come vuole «L'Espresso»), la relazione di Marcuse al congresso di Stoccarda. E diremmo che la dimensione « estetica » del pensiero di Marcuse non ha aspettato neppure l'ultimo suo scritto apparso in Italia, e cioè il Saggio sulla liberazione ( che ci pare abbia segnato un basso indice di gradimento), dove pure questa dimensione era clziaramente i1'1dicata nelle pagine finali, dove egli scriveva che nella società no11 repressiva da lui teorizzata, la sensibilità degli uomini « registrerà come reazioni biologiche, la differenza fra il brutto e il bello, tra quiete e rumore, tra tenerezza e brutalità, tra intelligenza e stupidità, tra gioia e allegria, e porrà in correlazione qitesta distinzione con quella che e'è tra libertà e servitù », e il lavoro sarà soltanto volto alla creazione « di un ambiente godibile sensualmente »; non ha aspettato neppitre qztest'ultimo saggio, dicevamo, in. qitanto era già chiarissin1a nel libro che pur aveva suscitato tanti entusiasmi e soprattutto tanti qitalificati consensi, e cioè il best-seller per eccellenza, L'uomo a una dimensione, dove Marcitse esprimeva con estrema cliiarezza, e, se si vuole, in tittta onestà il suo pensiero al riguardo: « ci sono varie definizioni ' tecniche ' della bellezza in estetica - scriveva infatti Mare use - più o 1neno soddisfacenti, ma sembra essercene soltanto una che serba il contenuto di esperienza della bellezza ed è p·erciò la definizione meno esatta: la bellezza come 'promessa di felicità '. Essa coglie il riferimento ad una condizione di uomini e di cose, a una relazione tra uo,nini e cose eh.e si manifesta momen.taneamente mentre svanisce, che compare in tante forme differenti quanti sono gli individui e che, nello svanire, manifesta ciò che pitò essere ». Accettando la definizione stendhaliana della bellezza come « promessa di felicità », Marcuse aveva ditnque manifestato fin dal 1964 il suo intendimento, professate apertamente le sue idee sitlla dimensione « estetica » della vita; non a caso - pur nella sostanziale correttezza d'i questa affermazione - ancora ne L'uomo a una dimensione aveva scritto che « è spaventoso il modo in cui si permette alla popolazione di distruggere la pace ovunque vi sia ancora pace e silenzio, di essere laidi e di rendere laide le cose, di lordare l'intimità, di offendere la buona creanza », dimostrando così, nonostante appu11to il sottofon.do di verità qui contenuto, che certe conseguenze della odierna civiltà industriale « avanzata », offendevano soprattutto il suo gu.sto che, forse paradossalmente, si rivelava a volte intriso di una sorta di decadentismo di maniera. Inoltre, che la « liberazione » dell'uo1no andasse cercata non tanto nella politica e nell'economia (o nella storia, in una parola), ma nella « natura», era in chiara trasparenza l'argomento conclusivo ancora de 95 i-biiotecaginobianco -

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