Nord e Sud - anno XVII - n. 128-129 - ago.-set. 1970

Editoriale renza della politica estera del nostro paese dagli orientamenti della . Chiesa e del mondo cattolico, che sembrano voler segnare un distacco dell'una e dell'altro, dalla solidarietà con le democrazie dell'Occidente, e in particolare con quelle anglosassoni, in contrasto con gli interessi genero11. e permanenti dello· Stato italiano. 1) C'è chi ritiene, e non senza fon.damento, che « una profonda svolta ha avuto luogo silenziosamente nella politica estera americana» nel senso dell'avvio di « una lenta, discreta, graduale, metodica, ma glo·bale ritirata dall'intero scacchiere internazionale ». C'è in realtà una spin.la al disimpegno che parte dall'opinione pubblica, dal settore radicale allargandosi al settore mo·derato dell'opinione pubblica, coinvolge la Casa Bianca, porta al progressivo ritiro dall'Asia, induce a rischiare l'appeasement nel Medio Oriente e nel Mediterraneo in genere, suggerisce anche ad un uomo di parte democratica, della parte cioè di Roosevelt e Kennedy, le atf ermazioni che recentemente ha fatto il senatore Mansfield sulla mutata situazione nell'Europa centrale, onde l'assurdità, a suo giudizio, della perman.enza delle cinque divisioni americane che nel vecchio continente assicurano un velo di protezione la cui importanza politica di garanzia dell'impegno americano a difendere l'Europa è di tutta evidenza. Se per quanto riguarda l'Europa, si aggiungono poi le controversie commerciali, sembra lecito prevedere che, per quanto più discreto· nei modi e piìt graduale nei tempi, il disimpegno degli Stati Uniti dall'Europa resta, nei programn1i della Casa Bianca, la tappa successiva al disimpegno in Asia. Così come sembra lecito dar credito a un osservatore intelligente come Stei,vart Alsop quando, sit « Newsweek », che non è ttn settimanale di destra, afferma che « gli americani non vogliono più sen.tir parlare non tanto e non solo del Vietnam, 1na dell'intero ruolo di potenza numero uno assitnto dal paese dopo la guerra ». La verità è che negli Stati Uniti la sinistra è isolazionista e la destra pitre; nella misura in cui si è logorato il centro formato dall'ala kennediana-johnsoniana del partito deniocratico e dall'ala repubblicana che aveva puntato su Rockefeller o su Romney alle ultime « primarie », l'isolazionismo, rafforzato dall'aggravamento di taluni problemi interni, in particolare di quello delle gr~ndi città e dei ·consumi pubblici, incontra ormai come solo ed ultimo ostacolo il residuo sentimento della ragion di Stato che frena Nixon e i suoi collaboratori quando sono investiti dalla spinta di cui si diceva. D'altra parte, se gli Stati Uniti tendono a limitare nei minimi termini possibili i loro impegni di potenza mondiale numero uno, viene men.o di fatto, in tutto o in parte, lo sforzo di contenimento del ruolo internazionale della potenza numero . due; e l'Unione Sovietica potrebbe approfittarne non tanto oggi in Asia, quanto domani 6 Bibliotecaginobianco

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