Nord e Sud - anno XVII - n. 128-129 - ago.-set. 1970

Saraceno e la politica economica nel dopoguerra lu11que luogo, ma nasce dalla persuasione che situazioni di minori disuguaglianze - in particolare la soluzione del problema meridionale - non possono essere raggiunti automaticamente, per effetto del procedere di un sistema, che ci si riserva di regolare solo al momento in cui certe tensioni divengono intollerabili. · Simili schemi di ragionamento, ovviamente, molto sommari, frutto più di intuizione che di elaborazione, erano diffusamente accettati nella fase finale della guerra; in particolare molti ritenevano, nelle conversazioni del tempo, che né meccanismi di mercato, né estese nazionalizzazioni, né azionariato del lavoro, né piccola proprietà contadina, né altre formule escogitate, tutte nell'era prefascista potessero, in modo direi auto1natico, attenuare i gravi squilibri che si era allora in grado di percepire. Da qui l'utilità, che non è diversa da quella che oggi pressantemente avvertiamo, di comporre in un quadro organico obbiettivi, risorse e strumenti di azione e governare in funzione di quegli obbiettivi l'intero sistema; il problema del Mezzogiorno non poteva ovviamente non porsi come il primo dei problemi da affrontare, anzi non poteva no11 essere visto da alcuni di noi come il problema dello sviluppo italiano e non soltanto come mera rivendicazione, sia pure di grande rilievo, di un particolare gruppo di regioni. Che l'essenza dei problemi che allora ci muovevano non sia molto 1nutata appare del resto evidente proprio dai penetranti rilievi fatti da D011at Cattin in materia di posizione del lavoratore nell'impresa; l'azionariato del lavoro appariva allora a pareccl1i di noi ridicolmente inadeguato rispetto a quel problema proprio perché la condotta dell'industria moderna tende a vincolare il lavoratore a metodi e a ritmi di produzione che sfuggono interamente al controllo dell'azionista, anche se l'azio11ariato fosse stato reso, il che non è stato, un istituto degno di rispetto; né la nazionalizzazione può essere di maggiore utilità al fine ora indicato. Ma, mi domando, non è sempre quel problema che è oggi davanti a noi quando si tratta di statuto del lavoratore nella fabbrica e di altre innovazioni dentro e fuori l'impresa? E, come appare da taluni saggi contenuti nel volume, quel problema noi cercavamo di individuare raccogliendo notizie, può bene immaginarsi in quali condizioni, da un lato, sulle pròposte e sulle prime realizzazioni del mondo inglese, dall'altro, sull'allora del tutto sconosciuto mondo sovietico. · Osservavo prima che proprio perché la riduzione delle disuglianze era al centro dei dib~ttiti, il problema del Mezzogiorno 71 Bibliotecaginobianco

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