Saraceno e la politica economica nel dopoguerra scono i naturali interlocutori di Saraceno e questi saranno fra le forze che successivamente tenteranno di portare avanti nel paese una politica economica dichiaratamente innov~trice. Certo, nel 1948 non escono sconfitte queste nuove forze che solo allora apparivano alla ribalta, esce sconfitto Saraceno. È lui infatti che nel 1947 ha fatto uno specifico piano di intervento economico ed è lui che ha tentato di iniziare la pianificazione in Italia. E questi suoi sforzi divengono subito lettera morta. E la sua sconfitta non è così solo una sconfitta di tipo culturale. Nel 1947, quando egli elabora questo piano, fa una fatica della qt1ale nella nostra documentazione almeno non si trova eco alcuna. Si tratta di un piano che oggi fa ormai parte della storia del nostro paese e che, oggi è possibile dirlo, non costituì in nessun modo un punto di riferimento nel dibattito politico-econon1ico dell'Italia. È una grande esperienza, vi prego di credermi, quella di andare a rivedere con l'occhio dello storico, nel]a misura in cui ci si riesce, le riviste specializzate dell'epoca. È assai interessante andare a rivedere certi editoriali di alcune importanti riviste di quegli anni: gli editoriali di Pesenti su « Critica Economica », gli editoriali della « Rivista di politica economica » o quelli di E. D'Albergo sulla « Rivista Bancaria ». Se noi andiamo a rivedere queste pagine, che costituiscono quasi un momento di sintesi dell'evoluzione politica di quel tempo, ci accorgiamo che effettivamente col 1948 si determina come una frattura. C'è u11 punto di svolta, c'è un tentativo, che finisce coll'avere successo, di porre la posizione di Saraceno (che è anche la posizione di altri economisti italiani) nel dimenticatoio. In quel tempo no11 c'è più spazio per una posizione come quella di Saraceno, almeno nella sua esplicitazione politica. Ricordate le pagine estremamente caustiche di Einaudi sulla cosiddetta « Terza via »? La terza via non esiste ed in questa posizione culturale Einaudi e Pesenti si trovano curiosamente e per opposti metodi d'accordo; ed è naturale cl1e, poiché la nazionalizzazione dei mezzi di produzione non si potrà avere, come aveva detto Togliatti al Congresso economico del Partito comunista nel 1945, doveva essere l'altra parte ad avere il sopravvento. Questo è il senso del giudizio che ho i11teso dare intorno a questo periodo; e credo che intorno a quel momento così importante nella nostra recente storia e che si può fissare al 1948, la nostra attenzione di storici (proprio per questa storia che, come dice giustamente il prof. Rossi Doria, dovremmo cercare di fare), 68 Bibiiotecaginobiahco
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