Saraceno e la politica economica nel dopoguerra duzione sono dovute al fatto che la tematica di Saraceno in quegli anni non è una tematica completa. Essa, in altri termini, non investe tutti i temi della riflessione economica in Italia in qt1egli a11ni. Basterebbe citare pochi esempi per rendersi subito conto della validità di questa mia affermazione. In questi saggi Saraceno non parla mai delle questioni monetarie; né si troverà cenno in essi della allora dibattuta questione del cambio della lira con le sue intricate vicende. Saraceno non si occupa di questioni di economia agraria, così come non si occupa di quel dibattuto problema che andava sotto il nome di « smantellamento » dell'IRI. Nel senso del rilievo di Rossi Doria, sono molte le lacune che si potrebbero individuare in questa introduzione; ma la loro ragione vera è, come ho detto, di ordine metodologico. Nell'introdurre Saraceno ho pensato che fosse mio dovere di presentare i suoi contributi in confronto diretto con quelli degli altri contributi di autori italiani sugli stessi temi. Circa un altro rilievo del prof. Rossi Doria, credo che non ci si trovi su opposte sponde, ma su sponde pi11ttosto ravvicinate. Egli dice che, in fondo, io mi sono come chiuso nel periodo 1943-48 fino a farne, da non buono storico, quasi un compartimento stag110. Ciò mi avrebbe impedito di cogliere la fertilità successiva di certi spunti che nascono in quegli anni e che si affermeranno, magari, all'inizio del decennio 1960-70. Ora, è mia opinione che nella storia non ci sia mai un termine preciso a quo, o ad quem, e che vi siano in realtà tanti termini che noi mettiamo a seconda degli argomenti che si studiano ed in funzioni diverse. Credo che nelle pagine di questa introduzione non ci sia odore di « asfitticità ». Chi le legge con attenzione spero possa scoprire il fermento che Saraceno determina con i suoi scritti nel nostro paese. Quando io dico che nel 1947 Saraceno esce culturalmente sconfitto nel dibattito politicoeconomico del tempo; o quando dirò che nel 1948 egli è un sopravvissuto, intendo riferirmi solo e solamente al clima ed alla tensione politica che si determina in Italia dopo il 1948. Non intendo dire che la lezione culturale di Saraceno finisce. Anzi, ripercorrendo quegli ·anni, attraverso alcune riviste ecor1omiche italiane, è stato per me di sorpresa e di conforto scoprire che gli interlocutori espliciti od impliciti di Saraceno in quel tempo sono alcuni giovani economisti la cui opera ha voluto dire qualcosa nello sviluppo del nostro pensiero economico: intendo dire G. Fuà, P. Sylos Labini, Foa, S. Lombardini e F. Caffé. Questi, fra gli economisti della nuova generazione, sono coloro che costitui67 Si.bliotecaginobianco -
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