Nord e Sud - anno XVII - n. 128-129 - ago.-set. 1970

Saraceno e la politica econo1nica nel dopoguerra mente a vincolare l'attività dei singoli" e dell'amministrazione pubblica, ma piuttosto a indicare gli obiettivi da raggiungere ed i mezzi che si ritengono più adatti per il loro c_onseguin1e11to. Il piano dovrebbe pertanto contenere un programma di previsione delle attività che i privati svolgeranno e la linea da seguire nell'attività economica pubblica affinché: 1) si crei la convenienza per gli imprenditori privati a muoversi nella direzione volt1ta; 2) vengano svolte quelle attività economiche che gli imprenditori privati non assumeranno. È interessante valutare questa affermazione, non tanto per contrapporre ad essa una tra le molte affermazioni che la pubblicistica o la propaganda politica possono proporre sul piano economico, quanto per vedere in retrospettiva (e tenendo conto del fatto che la formulazione di questa pagina 299 è sicuramente tra le formulazioni meno feroci circa gli scopi e le modalità della programmazione economica) quali sono state di fatto le esperienze della progra1nmazione economica in Italia. Va detto con franchezza che anche giudicata alla stregua degli obiettivi minimali della programmazione che Saraceno accetta in quella formulazione, la politica economica in Italia anche negli anni più recenti va giudicata negativamente. La stessa attività di previsione sull'attività che i privati svolgeranno non è mai stata fatta seriamente dall'operatore pubblico, ancor meno si dica circa le linee di politica economica da seguire perché si creino le convenienze per gli imprenditori privati di muoversi nella direzione voluta. Basterà esaminare la formulazione più avan-zata che in pratica la programmazione economica ha avuto in Italia, cioè la contrattazione programmata, per sostanziare questo giudizio. La contrattazione programmata anche in questo momento, oltre a non permettere nel merito una seria valutazione dei singoli piani di investimento, è tale da non permettere nemmeno la precisazione del quadro di massima degli obiettivi e dei relativi costi che il governo si prefigge con la stessa contrattazione programmata. Non esistono obiettivi in terrr1ini di occupazione, di scelte settoriali, di localizza- . zioni, non esiste nemme110 il quadro delle risorse addizionali da spendere in sede di contrattazione programmata. È logico quindi che ne sia derivata un'attività notevolmente sconnessa e discontinu~, per solito di ratifica alle autonome scelte che i grandi gr11ppi pubblici e privati hanno compiuto sulla base delle loro convenienze aziendali. Vorrei osservare un ultimo punto. Il piano per Saraceno doveva 64 Bibiiotecaginobia·nco

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