Nord e Sud - anno XVII - n. 128-129 - ago.-set. 1970

Saraceno e la politica economica nel dopoguerra va oggi riconsiderato in misura notevole. Il motivo sta nel fatto che per Saraceno il lavoratore deve solo eseguire un compito razionalmente e quindi in genere rigorosamente fissato da organi superiori. La stabilità dell'organizzazione aziendale lungo schemi gerarchico-militari è oggi posta in dubbio dagli stessi studiosi di tecnica aziendale. Essi infatti hanno sottoposto a critica l'efficacia e quindi la convenienza economica di forme di organizzazione rigidamente piramidali e prefabbricate e preferiscono invece schemi di organizzazione di tipo stellare, in cui le correlazioni sono quanto meno più complesse e nel contempo molto più mobili. Ma al di là dei più recenti studi di organizzazione aziendale, vorrei ritornare al tema della partecipazione del lavoratore alla gestione aziendale. Vale la pena sottolineare quante cose siano andate mutando, nei fatti, negli ultimi venti anni per ciò che concerne il rapporto tra lavoratore ed impresa. Il mutamento non è stato nel senso di un fittizio inserimento del lavoratore negli organi decisionali dell'impresa, ma nel senso dell'effettiva crescita di un potere reale di veto e di contro-proposta da parte dei lavoratori e delle loro organizzazioni. In altri termini, la naturale obbligatorietà della tecnologia e quindi dell'erogazione aziendale è oggi nei fatti contestata. E non c'è dubbio alcuno che ciò che fino a ieri era concepito come l'unico schema organizzativo possibile, oggi è soggetto a pesanti attacchi; su questo non vi è ormai nessun dubbio, neanche da parte di molti imprenditori. Questo discorso vale ancor più ovviamente per quanto riguarda il volto chimerico dell'organizzazione aziendale. Il progresso tecnico non è un fatto neutrale e obbligato nelle sue conseguenze. Esso incide sulla condizione economica ed umana di migliaia e migliaia di lavoratori; ed era naturale che l'area di copertura dell'azione sindacale arrivasse ad investire anche questo tema, in termini contestativi e non partecipativi; come era giusto che avvenisse in un contesto sociale in cui il potere sta in pratica da una sola parte. Il terzo punto sul quale io mi permetto di soffermare la mia, e di richiamare la vostra attenzione, è quello degli obiettivi generali dell'intervento pubblico, èhe se non sbaglio sono stati richiamati anche prima. Sarebbe interessante leggere alla pagina 299 « il concetto di piano che dopo un serio esame sulla situazione economica e sociale dei paesi dell'Europa occidentale acquista per l'autore il maggiore significato empirico ed operativo ». In conclusione, nell'attuale situazione dell'economia dell'Europa occidentale, scrive Saraceno, il piano non è un documento che tende tassativa63 · Bi·bliotecaginobianco -

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==