Saraceno e la politica econornica nel dopoguerra capacità di piegare il piano a ogni obiettivo finalistico, giudicandolo un talismano anziché uno strumento. L'azione che Saraceno svolse - dal primissimo incerto dialogo economico con gli alleati nel 1944 e 1945, per l'opera di Croce Rossa 11eimesi a cavallo della Liberazione, ai « primi aiuti » successivi fino alla saldatura con il piano ERP del 1948 - fu sempre condotta avendo riguardo, in prospettiva, ad un quadro generale delle direzioni da imprimere ai nostri rapporti internazionali futuri, cioè fu condotta sul piano di u11a integrazione economica gradualmente accentuata, e col netto rifiuto a ritorni autarchici o a involuzioni protezionistiche o a rallentamenti non necessari dell'opera liberalizzatrice. Qui Saraceno si manifestò talora, ma opportunamente, meno propenso di altri a demolir subito, e di schianto, alcuni controlli reputati utili per un'economia regolata. Ma la programmazione, appunto, doveva essere un modo per risolvere i problemi di sviluppo e di riequilibrio interno attent1ando scosse troppo brusche provenienti da fattori esogeni, senza sopprimerne le spinte dinamiche utili. Questo tentativo di cercare una misurata mediazione tra piano interno e libere correnti internazionali - che resta il più difficile problema della pianificazione nazionale - fu affrontato con lungimiranza da Saraceno fin dall'immediata fase post-bellica. 10. Il libro di Pasquale Saraceno rievoca questi ed altri temi essenziali per comprendere i modi e le forme con cui avvenne la ricostruzione italiana alla vigilia di un vente·nnio veramente vulcanico nelle trasformazioni e nello sviluppo. Il bilancio degli anni '50 e '60 non potrebbe esser fatto senza conoscere le vicende e i tentativi di codesta travagliata ma feconda vigilia. Così la ristampa dei saggi di Saraceno costituisce un capitolo essenziale per lo storico dell'ultimo quarto di secolo dell'economia italiana. Piero Barucci ricorda, nell'introduzione, anche i tratti caratteristici di questa figura di ricercatore e di uomo pratico. Allo studioso di microeconomica si associa quello di macroeconomica, dove egli porta l'istinto del sistema; vi porta il concetto unitario e aggregativo dei fattori, proprio dell'impresa. All'esperienza del-- l'aziendalista (e un po' dell'imprenditore pubblico) si aggiunge quella dell'esperto nei maggiori temi dello sviluppo; alla spregiudicatezza e alla fredda obiettività di chi esamina in laboratorio fatti e tendenze si accoppia la calda propensione all'.intervento del sociologo e del riformatore. 60 Bibiiotecag inobia·nco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==