Saraceno e la politica economica nel dopoguerra il più significativo giro di boa della sua storia economica unitaria. · Probabilmente i temerari Rostow del futuro, se vi saranno, rifacendo sulla base di un maggior orizzonte temporale la successione degli stadi di sviluppo dell'Italia, non indicheran110 più la data del decollo a cavallo tra la fine del secolo XIX e l'inizio del secolo XX. Forse il vero decollo -- se pur_ è possibile delimitarlo temporalmente - lo troveranno negli anni cinquanta del n.ostro secolo, e terranno in grande evidenza qt1esto lustro chiave, preparatorio dello sviluppo italiano, che fu il 1943-48. Negli anni '30 e '40 nel mondo, e un po' più tardi in Italia, andava ffiaturando, con rinnovate speranze, un modo nuovo di manifestarsi del pensiero economico. Nel '43 e '44 qualche saggio su una visione di ampio respiro dello sviluppo italiano - e saranno saggi che rimarranno inediti o si stamperanno dopo la liberazione - si soffermava a guardare criticamente, ma non per solo amor di criticismo, le insoddisfacenti vicende di lungo periodo dell'economia italiana. Dopo gli anni successivi alla prima unità politica - ed eran passati quasi tre quarti di secolo - non si era mai trovato il coraggio, o il tempo, o la dotazione di osservazioni e di statistiche necessarie, per « misurare » davvero i termini di questa sonnolenza dinamica del sistema; né ci arrischiava a operare seri raffronti per il crescere delle distanze con altri paesi europei. Non vi erano che risposte letterarie e rassegnate, o inutilmente estremiste, alla nostra perdurante arretratezza. La Liberazione - sia nella fase clandestina, sia in quella di rinnovamento istituzionale - interruppe codesti silenzi e codeste troppo vaghe giustificazioni. Anzi fu stimolante per nuove ricerche, e per fertili ripensamenti. Si ricominciava, dopo l'ultimo perduto trentennio, a riflettere sugli squilibri non necessari, e non accettabili, a individuare gli errori economici compiuti e i costi sociali che ne erano derivati, a scorgere le incoerenze del sistema, e i ristagni che ne discendevano, cum11landosi. E frattanto, man mano che la scorta di conoscenze sullo sviluppo, accumulatasi negli altri paesi, veniva diffondendosi anche in Italia, si generalizzava la constatazione che erano mancate al nostro paese le precondizioni istituzionali, oltre a quelle dell'accumulazione adeguata, per un celere sviluppo. Pian piano si raggiungeva una visione unitaria del sistema; si introduceva un modo semplificato di ragionare in termini di aggregati; si faceva più chiaro il concetto che i requisiti economici non sono puramente economici. Ma, nonostante il fascismo avesse accresciuto le diffi54 Bibiiotecag inobianco
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