Nord e Sud - anno XVII - n. 128-129 - ago.-set. 1970

Saraceno e la politica economica nel dopoguerra repubblica1ìo, col risultato di influenzare pazientemente il gioco · della politica nazionale e di portare avanti le avversate i1ìnovazioni, anche se l'efficacia di tali innovazioni vie~e ad .essere fortemente ridotta dal fatto di essere attuate in un ambiente ostile, valendosi di una macchina statale vecchia e inadeguata e sotto la pressione di interessi conservatori, che ne dànno una interpretazione di comodo o le fanno degenerare in qualcosa di molto diverso dalla originaria loro concezione. Molte volte mi sono chiesto per quali ragioni negli ultimi venti anni non sia mai stato fatto neppure un tentativo di scrivere la storia degli avvenimenti recenti e correnti, sia pure nel modo approssimato e partigiano che è inevitabile quando si tratta di processi ancora in corso e di uomini ancora sulla scena. È forse questa la prima volta che una tale lacuna si verifica in un paese moderno e nello stesso nostro paese, dove in passato si è se1npre analizzato dopo pochi anni il corso degli avvenimenti recenti. Siamo al punto che chi voglia in qualche modo ricostruire le vicende degli ultimi vent'anni deve ricorrere a libri stranieri, come quello utile e modesto del Kogan, uscito l'anno scorso. Orbene, credo di non andare errato affermando che la ragione principale di questa gravissima lacuna culturale e politica vada· ricercata proprio nella doppiezza e contraddittorietà delle nostre vicende, della quale ho ora fatto cenno e nella quale tutti siamo stati coinvolti. E quando dico tutti, intendo parlare non soltanto di coloro che - come noi a questo tavolo e forse in maggioranza in questa sala - sono stati culturalmente ·e politicamente corresponsabili di quel corso, ma anche di coloro che, nell'opposizione di sinis~ra, si sono posti al di fuori di quei processi, ma, così facendo, si sono avviluppati in una doppiezza e contraddittorietà diverse, ma non meno gravi ed intricate. Si potrebbe dire, quindi, che non abbiamo scritto la nostra storia recente perché troppo ci pesano le contraddizioni nelle quali essa si è svolta e ci ha avvolti. Come Barucci dice bene di Saraceno, viviamo tutti all'interno di un capitalismo in sviluppo, del quale conosciamo limiti e taree che accettiamo, non per scelta ideologica, ma per constatazione storico-culturale confermata dai fatti. Come Saraceno, noi tutti sappiamo che, come nelle singole aziende, così nella società, il nostro dovere sarebbe quello di dare un'organizzazione razionale al processo produttivo e sociale nel suo complesso, e che una pianificazione che investa l'intera politica degli investimenti pubblici e privati e la stessa struttura dello Stato, sarebbe lo strumento per 52 Bibiiotecaginobianco

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