Nord e Sud - anno XVII - n. 128-129 - ago.-set. 1970

.. Saraceno e la politica economica nel d'opoguerra mazione - come è detto con estrema chiarezza nel saggio del 1946 - come un passaggio obbligato e con1e una necessità appunto per le società capitalistiche nella loro evoluzion~ verso il pieno svil11ppo e non come qualcosa di esclusivo e di proprio di economie e di società diversamente organizzate. Se le società capitalistiche - egli afferma con grande chiarezza in uno dei più lontani saggi del volume - vogliono raggiungere un loro equilibrio e trovare una loro ragione d'essere, debbono programmarsi al fine di mantenere ciò che hanno di essenziale. Lo sviluppo economico spontaneo in una società capitalistica è, infatti, caratterizzato, nella sua nitida concezione, dal fatto che necessariamente produce squilibri crescenti, che solo la programmazione è in grado di controllare e di correggere. L'interesse di Saraceno si rivolge ben presto, di conseguenza, allo studio degli squilibri, come aspetto essenziale dello sviluppo economico. Avviene così che per la logica stessa del suo pensiero, con riferimento all'Italia, il futuro sviluppo economico del paese, partendo da un precedente sviluppo dualistico, non appaia a lui pensabile se non come superamento del dualismo, allo stesso modo che, in presenza di una parte debole e di una parte forte, non potrebbe esserci sviluppo effettivo in una impresa industriale o in una famiglia. · 2. Saraceno meridionalista. A questo punto diventa naturale il passaggio al secondo ordine di considerazio11i, quelle relative al meridionalismo di Saraceno. Ho avuto quest'anno occasione di rileggere gli scritti e di ricostruire l'esperienza di tre grandi meridionalisti: Giustino Fortunato, Francesco Saverio Nitti e Gaetano Salvemini. Ho potuto così toccare con mano e mettere in evidenza come il pensiero meridionalista - dopo vent'anni di incubazione tra il 1880 e il 1900 - abbia, proprio attorno al 1900, preso due corsi diversi, ognuno dei quali è, in seguito, andato avanti per suo conto, quasi contrapposto all'altro. Una corrente è quella che, partendo dal comune ceppo del pensiero di Fortunato, prende consistenza nel pensiero e nell'attività di Salvemini e sbocca alla fine nelle posizioni di Guido Dorso e di Antonio Gramsci. Il motivo ispiratore comune degli uomini appartenenti a questa corrente è la convinzione che la questio11e meridionale non possa risolversi in termini tecnici, ma solo in termini politici, attraverso un radicale mutamento dei rapporti di classe della società meridionale e più in generale della - 46 Bibiiotecag inobianco

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