Nord e Sud - anno XVII - n. 128-129 - ago.-set. 1970

Saraceno e la politica economica nel dopoguerra 1. Il « n1essaggio » di Saraceno. Tutti siamo debitori a Saraceno per il suo n1essaggio maturo, che dal Pia110 Vanoni va alle tesi di San Pellegrino, alla programmazione del '62, sino alla rigorosa relazione di Bari del febbraio 1969. Lo stesso messaggio si rileva, in questo libro, allo stato nascente, nella sua formulazione di venticinque anni fa, e quel che in esso più sorprende è constatare l'identità tra i due messaggi, ossia la maturità della sua visione sin dall'inizio. Le tre parti nelle quali si articola il volume, sono a questo riguardo u11a più sorprendente dell'altra. L'ultima, che comprende il « piano » del 1946, pur essendo ovviamente diversa nel contenuto, ha lo stesso taglio delle relazioni di vent'anni dopo e, alla base, la stessa prospettiva di lungo periodo. La seconda, che comprende gli scritti sulla bilancia dei pagamenti e sul reinserimento dell'Italia nell'economia internazionale, ha, vorrei dire, lo stesso carattere operativo degli scritti recenti di Sarace110: la politica economica e la pianificazione, che ne è l'espressione più appropriata, hanno per lui un senso nella misura in cui, di volta in volta, pongono al centro e risolvono i problemi sul tappeto, del momento: che allora erano appunto, attraverso la ripresa delle esportazioni, il saldo della bilancia dei pagamenti e il reinserimento dell'Italia nell'economia internazionale. Egli sembra quasi dire che salti non se ne possono fare e che, pertanto, per essere attuale ed efficace, la programmazione deve dimostrarsi anzitutto capace di risolvere i problemi immediati. Gli scritti aziendalistici della prima parte, infine, contengono già intera la visione teorica necessaria ad una politica economica adeguata alla realtà del nostro mondo, la cui essenza appariva a lui venticinque anni fa, malgrado le tante modifiche intervenute in seguito, la stessa di oggi. Il giudizio finale di Barucci su di un Saraceno « caso a sé », sia nel mondo degli economisti che i11 quello dei politici, è, pertanto, a mio avviso, validissimo. La superiorità di Saraceno consiste, infatti, nella estrema modernità della sua visione iniziale, in quel che egli vede sin dall'inizio - come dice Barucci - da « clinico attento » della realtà, ovverossia i limiti e le tare del capitalismo in sviluppo; gli effetti dello sviluppo stesso; le modificazioni sociali e giuridico-istituzionali, che a un determinato momento diverranno necessarie; la rottura di certi meccanismi; il tramonto 44 Bibliotecaginobianco

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