Nord e Sud - anno XVII - n. 128-129 - ago.-set. 1970

I meridionalisti e le Regioni È una occasione i1nportantissima, specie i11 collegamento con l'attuazione regionale, perché nulla si costruisce validamente sulla faciloneria delle previsio11i euforicl1e, della moneta facile, del boom consumistico: le ore di raccoglimento posso110 essere pr~ziose, per una de111ocrazia che sia guidata da uomini politici capaci e lungimiranti. 8. In sintesi, vanno sottoli11eati dell'interve11to per il Mezzogiorno il carattere straordinario e quello intersettoriale. Avrebbe potuto, invero, opinarsi diversan1ente quanto alla previsione di durata nel tempo di tale straordinario sforzo per il Mezzogiorno, che è merito certo, e grande, della Repubblica Italiana. Però l'attuale traguardo temporale, fissato al 31 dicembre 1980, conse11te di con.siderare operativamente tutto il decen11io « settanta » durante il quale il pieno in1pianto delle Regioni e gli sviluppi decisivi dell'integrazione europea dovranno aver luogo, pena il fallimento dell't1no e dell'altro processo storico, entrambi molto impegnativi. Nel ventennio 1950-70 l'intervento straordinario ha fortemente contribuito alla trasfor1nazione del Mezzogior110, che non è pii1 statico, ma presenta nuove realtà dinamiche e nuovi preoccupanti squilibri economici ed umani, onde si impone uno sforzo conclusivo per tutto quanto, e non è poco, è stato finora portato innanzi, e uno sforzo innovatore per tutto quanto, e non è poco, risulta sensibilmente modificato. Si pensi all'agricoltura, che in tante zone è giunta al traguardo dell'organizzazione industrializzata e in tante altre zone, specialmente in quelle interne, appenniniche, è divenuta insostenibile, per l'esodo degli uomini e per l'insopporta.bilità degli 011eri economici ed ambientali. Si pensi al decollo del turismo, grazie alla strutturazione per comprensori che la Cassa ha il merito di aver fatto studiare anche da urbanisti e paesaggisti di valore, in modo da stabilire documentate previsioni ubicazionali, che sarebbero decisive per la difesa dei beni culturali, ambientali, se un n1inimo di rispetto della civiltà italiana finalmente prevalesse sulle risoluzioni di certi sindaci, che troppo spesso han110 la foia dell'industrializzazione, dovunque e comu11que, e sul lassismo dei pubblici poteri di fronte all'ig11oranza ed alla speculazione, osce11amente congi11nte. Si pensi ancora alla realtà delle grandi industrie finora sorte tanto sul versante adriatico quanto su· quello tirre.nico dell'Italia Meridionale, nonché in Sicilia e in Sardegna, onde può constatarsi che esistono 27 ·Bibliòtecaginobianco -

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