Nord e Sud - anno XVII - n. 128-129 - ago.-set. 1970

Michele Cifarelli rimentata, cioè il quinquennio, e ciò in puntuale riferimento al ritmo della programmazior1e nazionale, non sig11ifica escludere quelle innovazioni nella politica 1neridionali~ta che man mano potranno trovare fondamento in una seria attuazione dell'ordina1ne11to regionale. In politica non è n1ai saggio chiudere gli occhi alla realtà. in trasformazione, ma neppure è saggio prescindere dalla valutazione dei tempi di tale trasformazio11e, considerand.o come esistenti ed operanti realtà nuove, che a11cora non sono emerse. Come il problema dei rapporti tra program1nazioni regionali e programmazione nazionale è destinato ad essere infl11enzato dal concreto funzionamento delle Regioni i11tutta l'Italia, così dovrà esserlo il problema dei rapporti tra il Piano di Coordi11amento, cioè la programmazione per tutta la « macro-regione Mezzogiorno », e le progran1mazioni delle otto Regioni che la costituiscono. Le esperienze di programmazione della Sicilia e della Sardegna suscitano molti interrogativi e così pure l'esperie11za progra1nmatoria particolare per la Calabria, tante volte fatta e rifatta per la attuazione della Legge Speciale sorta dalle famose alluvioni del 1953. Ma gli errori constatati, le disfunzioni,_i ritardi, le occasioni perdute possono diventare un 11tile patrimonio di esperienza, se si è capaci di trar11e moniti e indicazioni costruttive. Pertanto, anche da questo punto di vista è aperto il discorso della trasformazione dell'intervento straordinario nel Mezzogiorno: trasformazione nel punto di partenza, cioè nella fase del Piano e dei programmi, trasformazione quanto a competenze e modalità di collabor·azione nell'esecuzione degli interventi e nel controllo tecnico-amministrativo degli stessi e soprattutto sui loro risultati economico-sociali. 7. L'attuale necessità di riconsiderare tutti gli 011eri della pt1bblica finanza e quin~i: di riesami11are i residui di spesa pubblica non effettuata; di arginare con lt1cido coraggio la crescita pericolosa delle spese correnti, per salvaguardare ad og11i costo le possibilità dì intervento pubblico in· investimenti produttivi; di approfondire criticamente la validità dei programmi di tutti gli enti pubblici (specie territoriali) e di bloccarne i deficit attuali e le i1nprovvisazioni pubblicizzatrici delle aziende in rovina; in una parola, tutta la ragionevole austerità che ora si re11de inderogabilmente necessaria, costituisce u11'occasione importantissima per collocare su di un terreno di seria modernità sia le esigenze di prosecuzione, sia quelle di mutamento dell'intervento straordinario per il Mezzogiorno. 26 Bibiiotecag inobiancq

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