Nord e Sud - anno XVII - n. 128-129 - ago.-set. 1970

I meridionalistie· le Regioni di Michele Cifarelli 1. Sarebbe molto grave che l'a.ttt1azione delle Regioni coincidesse con una fase di arresto, o addirittura con l'abba11dono della politica di intervento straordinario per il Mezzogior110. Anche senza voler drammatizzare, i casi di assurdo ribellis1no di Pescara e di Reggio Calabria sono tali da suscitare le maggiori preoccupazioni nei meridionalisti, sia per il loro anacro11istico ca1npaniìismo, sia per il loro pesante carico di recrimi11azioni particolaristiche, incompatibili con una program1nazio11e che voglia essere seria, cioè fondata sulla realtà, senza fumi den1agogici, ed equilibrata tanto nell'ambito di ogni singola Regione, quanto co11 riferi111ento al Mezzogiorno nel suo complesso. Non siamo pessin1isti per partito preso, ma dobbìamo constatare che le Regioni meridionali, affidate ad una classe politica cl1e ha persistenti, e ta11te volte deplorati, difetti, sorgono con l'handicap di una scarsissima preparazione tec11ico-a1nministrativa ed economico-programmatica. Con la consegt1enza che le nuove istituzioni regionali del Mezzogiorno possono rimanere i11dietro, 1nentre urgono i compiti nuovi da affrontare e mentre bisogna sapere inserirsi nella trasformazione regionalistica dello Stato italiano per cogliere tutte le occasio11i di miglioramento che possono derivare dal nuovo assetto del paese. 2. Non meno importa11te è il discorso cl1e va fatto circa le prospettive regionali e la Comunità Europea. In effetti, una politica regionale europea si va ormai delineando. È da rilevare che essa presenta il rischio di una accentuata staticità, considerando tutte le situazioni di tutte le regioni in funzio11e di un astratto ideale di equilibrio territoriale e quindi, mediante la t1guale ripartizione dei vantaggi, e non già, come dovrebbe invece essere, graduando nell'importanza e nell'urgenza le attuazioni di una politica regionale comunitaria che sia rivolta al superamento degli squilibri territoriali più gravi. Da siffatti squilibri, nell'Europa dei Sei, il maggiore è appunto quello dell'Italia meridionale, onde il problema del Mezzogiorno 23 iblibtecaginobianco -

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