Nord e Sud - anno XVII - n. 128-129 - ago.-set. 1970

La Basilicata, oggi demografica: su 129 comuni, novantacinque hanno una popolazione inferiore ai 35 mila abitanti, nessuna supera i 50 mila. Anche per ragioni tecniche, quin·di, l'apparato industriale dovrà essere commisurato alla disponibilità di manodopera e di infrastrutture urbane nei nuclei industriali di insediamento. Quasi certamente le tre regioni confinanti - Calabria, Puglia, Campania - saranno dotate di industrie di base e di grandi aziende cosiddette motrici. Non riteniamo che ciò possa avvenire anche per la Basilicata. Si tratta, a nostro avviso, di programmare una industrializzazione ausiliaria di media dimensione per zone di gravitazione. Ogni zona suscettibile di industrializzazione dovrebbe dotarsi di quelle aziende la cui produzione sia necessaria al sistema industriale della regione sulla quale la stessa zona gravita. Sarà compito della Regione sia l'individuazio•ne delle imprese da localizzare in ciascuna zona, relativamente ai tipi di imprese operanti nelle altre regioni ed alle richieste dei prodotti che verranno fatte; sia il coordinamento e l'incentivazione delle unità produttive dipendenti nel territorio regionale. Così come sarà suo compito la ricerca di un accordo sul piano della programmazione nazionale per la localizzazione in Basilicata di parte delle industrie indotte, do,vute cioè alla presenza di grossi complessi industriali nelle tre regioni confinanti. La programmazione nazionale dovrebbe insomma considerare le zone di sviluppo della Basilicata come vere e proprie propaggini territoriali delle regioni contigue, ed investirle di un pro-- cesso di industrializzazione indotta e ausiliaria. Ciò avrebbe, indubbiamente, un effetto scarsamente distributivo della ricchezza nell'ambito della regione. Alcune zone saranno toccate in misura ri,dotta dallo sviluppo, altre, quelle montane, dovranno essere, se no,n abbandonate alla vegetazione spontanea, almeno rimboschite. È necessario pe~ò accettare la realtà. Ne deriveranno una migliore distribuzione interna della popolazione, e u11'ulteriore diminuzione della p,opolazione agricola, ancora costretta, nel prossimo quinquennio, ad emigrare. Programmare in Basilicata attività che siano consistenti ed auto,nome, e capaci di propagare all'interno della regione ulteriori attività complementari, così come è stato fatto, significa dimostrare scarsa consapevolezza delle cos~ possibili. Fin quando una scelta precisa e concreta non sarà fatta, e si rimarrà nel campo di ciò che è « cristianamente » giusto, la confusione, l'empirismo e l'inefficienza continueranno a carat-· terizzare la politica regionale. Esiste già una suddivisione della Basilicata per zone di sviluppo. Alcune di queste sono zone di svilup·po agricolo e zootecnico, come la Val d'Agri, l'Alto e Medio Sinni, il Lag?negrese, dove SO·IlO possibili la zootec247 Biblio ecaginobianco

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