Sebastiano Di Giacomo dino lucano avrebbe dovt1to avvicinarsi ·al reddito, degli abitanti delle aree più evolute del paese. La Basilicata, infine, sarebbe diventata anche zona di permanenza turistica, ricavandone un ulteriore beneficio, economico·, grazie ai suoi comprensori di richiamo internazionale; co,mprenso,ri che po,i si sono ridotti a luogo di scampagnate e di fiera, se si eccettuano le zone, d'altro,nde territorialmente assai limitate, di Matera e di Metapo.nto. Al termine del perio,do considerato dal Piano la realtà si rivela molto diversa da quella che questi ambiziosi progetti lasciavano, intravedere. E il quadro- economico, regionale sarebbe ancora più sconfortante, se no,n fosse per la maggio,re ricettività dell'ambiente alle trasformazio·ni e per la nuova capacità di porsi co-ncretamente la problematica dello sviluppo da parte di alcuni grup·pi politici, nati dalla scissione di mo·vimenti il cui populismo, vizia di astrattezza qualsiasi pro,getto·. L'o·biettivo del Piano, ad esempio, di ridurre a trentacinquemila unità il saldo negativo del mo·vimento anagrafico (dalle 45/50 mila unità dei quinquenni precedenti al 66-70), era irraggiungibile quale cl1e fosse stato lo sviluppo regionale; sarebbe stato più realisti~o non po·rsi un obiettivo del genere ancora per i p,rossimi anni. Si è avuta infatti addirittura una sensibi1e diminuzione in assoluto della p·opolazione residente. Il movimento· migrato,rio è stato molto intenso, e si è diretto ancora verso il . Nord, nel triangolo industriale, in Germania ed in Svizzera, mentre gli spostamenti interni alla regione sono stati insignificanti. · Il p,ro,blema più grave, e che avrebbe dovuto maggiormente preoccupare gli esperti, no,n do·veva essere, comunque, quello relativo allo spo1 polamento di certe zo,ne e di certi settori economici, bensì quello relativo alla struttura della po.polazione attiva, che tende sempre più a dequalificarsi, a cat1sa della emigrazio,ne giovanile, e quindi a gravare passivamente sull'econo-mia. L'agricoltura. - La struttura economica della Basilicata è, come si sa, tuttora a-gricola. Crediamo quindi superfluo elencarne le deficienze, che sono co,muni a quelle dell'agrico,ltura meridionale povera, anche se gli investirr1enti pubblici finor'1: effettuati in alcune zone, circa 50 miliardi per le sole opere di miglio,ramento fondia·rio, hanno reso meno grave lo stato di abbandono. Vogliamo,, invece, soffermarci sul programma di sviluppo agricolo, che punta in particolare sullo svilup,po, dell'irrigazione, sui t~mpi e sui costi di intervento, e valutarne le convenienze. Dal pri1no, Schema di sviluppo era stata prevista la necessità di intensificare la produzione su u11a superficie di 121 mila _ettari di territorio da destinare a colture irrigue. Circa 50 mila ettari si sarebbero 238 Bibi iotecag i nobianco
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