Dieci anni fa, Tambroni cista. L'intervento dell'« Osservatore Romano» viene giudicato uno dei più drastici, dei più intransigenti e dei più aspri degli ultimi anni. Con Tambroni cl1e spinge a destra e che cerca la po,polarità con · una pratica di governo demagogica, con i Gruppi democristiani d~l Senato e della Camera che spingono verso una direzione centrista (di « solidarietà democratica », dicono Piccioni e Gui), con il Vaticano pronto a mortificare le ansie progressiste dei cattolici e a rivendicare alla Chiesa il diritto di orientare anche politican1ente le masse dei fedeli, si presenta assai difficile per Moro, segretario nazionale di un partito così composito, il co•mpito di impostare correttamente il problema dei rapporti tra cattolici e socialisti e avviare su di esso un dibattito affrancato da pressioni, ricatti morali, intimidazioni religiose. Tuttavia, il 22 maggio, al Consiglio Nazionale della D·C, Mo•ro - consapevole del grado di deterioramento cui è giunta la situazione politica italiana attraverso, le esperienze di destra e di Centrodestra - tiene un discorso coraggioso, indicando la politica di Centrosinistra come la sola compatibile con le esigenze del paese, con la vocazione popolare e l'ansia sociale del movimento politico dei cattolici. A sostegno della tesi di Moro interviene con decisione Colombo (uno dei leaders dorotei); egli afferma che per la DC la politica di Centrosinistra è di ordine « prioritario». I fanfaniani (co·n Malfatti) si spingono ancora più in là e difendono l'accettazio,ne senza condizioni del contributo parlan1entare del PSI a un governo di Centrosinistra. In Consiglio Nazionale, cioè al vertice del partito, vince Moro. Intorno a lui si ricostituisce la maggioranza del con.gresso di Firenze, che approva una mozione così articolata: ripudio di ogni soluzione organica di Centrodestra; ricerca della collaborazione fra le forze dell'area democratica tradizionale; riconoscimento• dell'importanza dell'acquisizio 1 ne del PSI all'area democratica; auspicio di una iniziativa politica del PSI che lo liberi dalla suggestione totalitaria del potere. Moro non può ottenere di più dal Consiglio Nazionale, considerati i pesanti condizionamenti che gravano sulla DC. È vero cl1e non si richiede esplicitamente la collaborazione governativa del PSI, ma si riconosce tuttavia l'impo 1 rtanza di acquisire i socialisti all'area democratica. È poco, perché il PSI possa accettare un negoziato con la DC e lo stesso Nenni (da anni convinto· autonomista) è costretto dalla corrente di Si~ nistra e dei Bassiani a dire che se la Democrazia Cristiana non è -'.in grado di affermare le pro,pria auto·nomia dai gruppi di potere e dalla ·Chiesa e di pronunciarsi fuori di ogni equ~voco ed ambivalenza, allora il PSI l'atten.de ad u11 confronto elettorale politico. È abbastanza, tuttavia, per mettere ancora di più in allarme le autorità vaticane ed in231 · Bibliotecaginobianco
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