Dieci anni fa, Tambroni fare ce·dendo alle pressioni, alle minacce, ai ricatti che su di essa hanno operato pressoché a colpo sicuro. Il governo Tambroni rappresenta una vittoria dei gruppi di pressione, quello delle baronie elettriche e quello dei clericali. C'è una vittoria della destra interna della DC in collusione con la destra esterna fino ai fascisti. Saragat: il governo nasce da una situazione che non ha precedenti nelle vicende parlamentari della Repubblica. Quello che colpisce non è il mo,dc, in cui la crisi è sorta, be·nsì il modo come essa è stata deviata dal suo sbocco naturale. Si è all'opposto di quanto era stato auspicato non soltanto dal PSDI e dai repubblicani, ma anche dagli organi responsabili della stessa DC. Si è assistito ad una in1pressionante fuga di fronte alle responsabilità. La vera carenza democratica del paese è a livello dei partiti e per conseguenza a quello governativo. Saragat ricorda a Tambroni, rileggendone i testi, le cose da lui dette al congresso di Firenze, quando aveva parlato della necessità di « provocare lo slancio delle nuove generazioni verso una democrazia più dinamica e realizzatrice ». « Crede lei veran1ente, 011orevole Ta1nbroni, dice Saragat a gran voce, di provocare questo slancio con il programma del suo govertzo, co11 la for,nula del suo governo e con l'appoggio detern1.inante dell'estren1a destra? ». Nessun esponente democristiano di rilievo interviene nel dibattito. L'8 aprile, a tarda sera, la Camera dei deputati accorda la fiducia a '"fambroni: 300 sì (272 dc, 24 MSI, 3 indipendenti ex monarchici - Lucifero, Degli Occhi e Cremisini - più l'on. Alliata di Montereale, che all'ultimo momento annuncia di dimettersi dal POI) e 293 no (PCI, PSI, PSDI, PRI, PLI, PDI, il monarchico indipendente Cantalupa, i 3 altoatesini, il valdosta110 Caveri e il rappresentante di Comunità Ferrarotti). So110 assenti gli onn. Moscatelli (PCI) e Ottieri (PDI). Il presidente dell'Assemblea, Leone, non vo,ta. È un successo effimero per Tambroni. Risolta, almeno sulla carta, la crisi di go.verno, comincia un altro tipo di crisi: si dimettono i ministri e i sottosegretari. È una circostanza assolutamente inedita nella storia parlamentare d'Italia. Apre la serie Pastore 5, seguito dal sottosegretario s Il ministro per il Mezzogiorno. on. Giulio Pastore, accompagnò le dimissioni con questa lettera a Tambroni: « Risolvo il mio duplice caso di coscienza; innanzigente, di una tendenza a venir meno, con troppa facilità, alla virtù della coerenza. il MSI come una naturale continuazione del Fascismo, non mi è possibile mantenere un mandato che trae il suo sostegno dai voti di quella parte; in secondo luogo, non ritengo in alcun modo positivo per il Paese il perpetuarsi di incoerenti comportamenti quando si partecipa a posti di responsabilità nella guida politica del Paese». Pastore si richiamò ai cinque punti della Direzione DC (26 e 27 febbraio) tra i quali, inequivocabilmente, il secondo confermava la vocazione antifascista della DC. « Si assume da più parti, precisava il ministro dimissionario,· che il Paese è sfiduciato per le crisi di Governò a ripetizione: non penso sia meno vero rilevare che la pubblica opi225 · Bibliotecaginobianco
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