Nord e Sud - anno XVII - n. 128-129 - ago.-set. 1970

Argo1nenti vono essere « modernizzati », in rapporto ai nuovi fini che oggi vengono loro assegnati, gli enti previdenziali ed assistenziali. Ciò significa che, almeno in u11a prima fase, presumibilmente destinata a durare vari anni data l'ampiezza delle trasformazioni da attuare, l'apporto del sistema pubblico e degli enti previdenziali ed assistenziali (che, per molti motivi ed anche per la loro natura giuridica, possono essere compresi nel sistema pubblico) alla politica di sviluppo dovrà essere inevitabil1nente soggetto a gravi limitazioni. Anzi, con molta probabilità, la « modernizzazione » di tale sisten1a assorbirà, con scarse contropartite immediate, notevoli risorse. È e~idente quindi che, in questa fase di transizione, bisognerà puntare soprattutto su quegli organismi che già oggi prese11ta110 un elevato livello di efficienza in rapporto agli obiettivi loro assegnati: la Cassa per il Mezzogiorno, il sistema delle partecipazioni statali, il sistema creditizio, l'ENEL, la GESCAL, eccetera. Ed anche sugli enti di sviluppo, a condizione che si precisino meglio alcuni dei loro compiti e che si eliminino alcune sovrapposizioni di competenze cl1e viziano notevolmente la loro azione. Si tr~tta di determinare l'inizio di u11 vero e proprio processo di reazione· a catena, ossia di puntare sulle carte migliori per generare consistenti incrementi di reddito, e quindi incrementi di risorse tali da consentire di mettere man mano in moto 11uovi n1eccanisn1i, a loro volta capaci di far sorgere ed alimentare nuovi circuiti. . Ovvian1ente, questo processo a catena presenterà caratteri di estrema co1nplessità, che qui, ancora una volta, non è 11ossibile approfondire. Ciò che qui si vuol sostenere è che le sue prospettive di successo saranno direttamente proporzionali al coordinamento che si riuscirà ad ottenere. Questo è il pu11to chiave. Occorre predisporre subito strun1e11ti e metodi di coordinamento adeguati: prevedendo la costituzione di organismi di studio e di organismi operativi comuni, predisponendo adeguati scambi di informazioni, stabile11do modalità organiche per il collegamento dei programmi, si potra11no superare n1olti ostacoli che oggi appaiono insormontabili. Questo è un punto essenziale. Il coordinamento dei programn1i dovrebbe essere affidato ai pubblici poteri. Ma questi sono oggi, tecnicamente, in grado di farlo? C'è da dubitarne, almeno in molti casi. Si può provare ad ipotizzare t1n primo processo di coordi11amento. Si può sostenere, in primo luogo, che le scelte fondamentali spettino ai politici; e su questo non clovrebbero esistere dubbi. È necessario perciò che, come del resto si sta già facendo, si intensifichino i contanti, in 209 · Bibliotecaginobianco -

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