Nord e Sud - anno XVII - n. 128-129 - ago.-set. 1970

Antonino de Arcangelis p-resumibilmente legato a motivi di ordine ostetrico-ginecolo,gico -, ciò non è sicuramente esatto per la Campania. Una analisi accurata co11sente di comprendere dove sta effettivamente il maggior pericolo per il bambino che ha la ventura di nascere in quest'ultima regione. Si deve tener -conto in primo. luogo, dal fatto che la natalità generale in Campania è stata (citiamo i dati del 1967) di 121.684 bambini, pari al 12<;;6 della natalità nazionale (966.068). Se dunque le probabilità di sopravvivenza dei bambini fo1ssero le stesse in tutte le regioni italiane (trascurando il fattore climatico, che comunque andrebbe a vantaggio• della Campania) noi dovremmo· registrare in Campania una percentuale cli nati-morti e morti nel primo mese di vita eguale a quella relativa alla natalità, ossia vicina al 12%. Invece i bambini nati-morti e morti nel primo mese di vita in Campania erano·, sempre nel 1967, 6462: rap,p,resentavano cio,è il 17 % del totale nazionale (37.784). Ciò significa che le insufficienze di ordine ostetrico-ginecolo1gico• della Ca·mpania modificano il rapporto Campania-Italia per quanto, riguarda la mo·rtalità all'atto· della nascita e nel primo mese di vita: se su 100 italiani che nascono·, 12 vedono la luce in Campania, su 100 neo,nati italiani che muoiono, 17 ne muoiono in Campania. Ma se fosse esatta la tesi di una causale ostetrico-gin.eco 1 logica della mortalità infantile, nei mesi successivi della vita il numero dei bambini morti in Campania dovrebbe corrispondere pro·porzionalmente a quello del resto! del paese, dovremmo, cioè registrare jn Campania una flessione della percentuale dei morti nei mesi successivi al primo, rispetto, alla percentuale ,dei morti alla nascita e durante il primo mese. Viceversa, -sempre nel 1967, il totale dei morti in Campania al seçondo-terzo mese di vita (787) costituisce il 22% di quello· nazionale (3557); il totale dei morti in ·Campania al quarto-sesto mese di vita (1099) costituisce ben il 27% di quello nazio•nale ( 4040); il totale dei morti al settimo-nono mese (552) co,stituisce il 25?/o di quello nazionale (2161); ed infine, il totale dei morti i11 Campania al decimo-do,dicesimo1 ·mese (281) co,stituisce il ~19'1> di quello nazio,nale ( 1315). Dunque, mentre per il bambino medio italiano le difficoltà di sopravvivenza isi attenuano progressivamente dopo il primo mese di vita, così che la mortalità scende a valori sempre più ridotti (3557 nel secondo-terzo mese; 4040 nel quarto-sesto mese 7 ; 2161 nel settimo-nono mese; 1315 nel decimo-dodicesimo mese), per il bambino nato in Cam- .1 La punta più elevata dei valori italiani in corrispondenza del 4°-6° mese è palesemente dovuta al contributo campano che vi partecipa per il 27%. Oltre a quello \Cli regioni con1e la Puglia (14~o) e la Sicilia (13%) che, con la Campania, danno il 54% del contributo al valore complessivo nazionale. Una sorta di « triangolo mortale ». 194 Bibiiotecag inobia·nco

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