Nord e Sud - anno XVII - n. 128-129 - ago.-set. 1970

Argomenti si limitano a segnalare la necessità di potenziare il servizio consultoriale mediante l'istituzione di Consultori in tutti i comuni con almeno dieci nascite all'anno (criterio che non tiene conto del grado di mortalità ed è comunque discutibile: in un paese dove dovessero verificarsi soltanto aborti non si avrebbe assistenza), l'accentuazione del significato preventivo dell'assistenza ostetrica, l'incremento dei servizi medico-psico-pedagogici (oggi l'ONMI si carica della spesa relativa al ricovero di un bambino bisognoso di psicoterapia soltanto se, a livello diagnostico, si prevede almeno un 50% di probabilità di guarigione; ma su tale argomento non vengono dati ragguagli), l'assegnazione di una assistente sanitaria_ per ogni Consultorio. Si progetta inoltre di allargare l'assistenza all'infanzia fino a raggiungere una percentuale nazionale del 68% (con la previsione di percentuali inspiegabilmente diverse nelle varie regioni: il 68% in ·Campania, il 62% in Sicilia, il 70% in Lombardia, il 56% in Liguria, senza che di tali disparità vengano spiegati i motivi), e di pervenire alla specializzazio·ne degli interventi (al fine di raggiungere l'obiettivo dei « libretti » previo adeguamento, attrezzature opportune, convenzioni con laboratori e collegamenti con gli Enti Mutualistici). Sono a11cora in progetto iniziative di educazione sanitaria, la specificazione dei compiti del servizio medicopsico-pedagogico ed infine l'organizzazione di programmi speciali a carattere globale in zone particolarmente bisognose. Se in questa elencazione dei programmi trovano conferma talune delle carenze delle quali abbiamo parlato e sulle quali torneremo, l'ultima proposta - quella che prevede programmi speciali in zone particolarmente bisognose - merita la nostra attenzione. Secondo gli autori del testo, la mortalità infantile, così come quella µiatema, è strettamente collegata « alle condizioni sociali ed economiche delle comunità locali, allo stato delle infrastrutture interne, alla distribuzione, alla qualità ed alla efficienza dei servizi sanitari, al livello infine di educazione igienico-sanitaria della popolazione ». Su questa valutazione generica del problema possiamo anche convenire. Non siamo invece d'accordo quando -- dopo aver ricordato come le regioni che mo- ~trano il maggior grado di depressione siano la Lucania e la Camp·ania - .gli autori affermano che in tali regioni il maggior numero di decessi si verifica i11 periodo neonatale (corrispondente alla prime quattro settimane di vita) e che tali decessi sono « imputabili quindi ad eventi mor- · bosi che insorgono o durante la gestazione o al momento del parto ». Se infatti ciò è (in parte) vero per la Basilicata, che, ad esempio, ha dato nel 1967 un indice di 60,1 di nati morti o morti nel primo mese, su mille nati vivi - indice molto più elevato di quello italiano (39,1) e dunque 193 ·Biblioteca-ginobianco --

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