Argomenti anni di vita. Anche nel nostro Paese infatti la mortalità infantile nel periodo post-natale tende a contrarre notevolmente i suoi indici, specie nelle zone più svilu.ppate, mentre il niunero dei morti iri periodo neonatale non subisce riduzioni significative ». Ciò è esatto, in massima parte, per quanto si riferisce all'Italia nel suo complesso statistico, « specie nelle zone più sviluppate », ma non lo è per talune r;egioni, province e comuni. La mortalità nel corso del primo anno di vita in talune regioni meridionali, pur essendo già molto elevata (e dunque più facilmente contenibile con un razionale intervento) ha prese11tato un peggioramento degli indici, proprio fra il 1966 ed il 1967: il Molise, ad esempio, è passato. da un indice di 33,9 a 36,8; la Basilicata da 44,4 a 47,6; la città di Napoli poi ha avuto, nello stesso periodo, un peggioramento della mortalità passando da 70 a 71 morti su mille nati vivi. Il valore di 71, tenendo conto di quelli registrati a partire dal lontano 1950, risulta inferio 1 re soltanto a quello del 1960 (72) e superiore a tutti gli altri; il che dimostra che per i ban1bini di Napoli la possibilità di sopravvivenza è praticamente la stessa di vent'anni or sono. Se dunque il « progra1nma di interventi sociali e sanitari dellONMI » avesse voluto tener conto di questi elementi, avrebbe dovuto, mettere in evidenza (in luo,go della dichiarazione che « la mortalità infantile in periodo post-natale tende a contrarre notevolmente i suoi indici specie nelle zon.e piit sviluppate ») che la mortalità infantile post-natale, malgrad~ il miglioramento statistico dei valori nazionali complessivi, presenta una pericolosa tendenza al ristagno in talune zone, « specie » in quelle meno sviluppate. Ma, data la totale indifferenza con la quale sono stati accolti dall'ONMI le conclusioni dei nostri stu·di 6 , difficilmente un punto di vista del genere poteva trovare posto nel « programma ». 6) « La preparazione professionale di base a livello universitario dei medici, incentrata sopratti,tto sulle attività di carattere diagnosticoterapeutico, trova scarsa rispondenza con le caratteristiche di tipo preventivo educazionale proprie dell'attività dell'ONMI ». Sarebbe bastato richiedere, ai medici che aspiravano ad essere inquadrati nell'Ente, dieci o venti anni or sono, od anche più tardi, la specializzazione in puericoltura, o quanto meno dare agli specializzati una scelta preferenziale, per i11crementare gli studi di specializzazione e quindi anche il numero delle relative cattedre universitarie. È inutile, ci sembra, chiedere un aumento delle cattedre di puericoltura quando non viene vincolata la scelta di quella disciplina: si ripeterebbe il caso ·della Scienza della Ali6 A. DE ARCANGELIS, L'Opera inoperante, « Nord ·e Sud », n. 104, agosto 1968; Io., Il teorema assistenziale, « Nord e Sud», n. 116-117, agosto, 1969. 191 ·Bibliòtecaginobianco
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