Nord e Sud - anno XVII - n. 128-129 - ago.-set. 1970

Ugo Leone La differenza tra industria e urbanizzazione da una parte e agricoltura dall'altra, sta nel fatto che mentre le prime si « forgiano» un ambiente a loro misura, l'agricoltura, invece, non può p~escindere dall'ambiente geografico preesistente. Per cui pit1 l'ambiente rurale è fragile, più l'indust,ria e la città possono mo,dificarlo. Tornando al nostro argomento, dobbiamo rilevare che anche qui occorre distinguere la competizione quantitativa da quel,la qualitativa. Le dispute tra co·ntadini per l'accaparramento delle migliori superfici coltivabili, so-no o-ggi soppiantate dall'invasione delle città. Città la cui estensione non so1o è tale da occupare fette sempre più larghe di terrìto,rio,, ma pone rilevanti pro1 blemi, specialmente se la si guarda in una prospettiva dinamica. Basta un semplice dato: si calcola che fra poco più di cento anni la po1 polazione mondiale si aggirerà sui SO miliardi di unità, di cui ben 49 vivranno, in città, occupando una superficie di 38 milioni di kmq. sui 40 giudicati disponibili. È questa una pTevisione - fo1rmulata da M. Doxiadis nel 1963 ad Arnhem, in occasio,ne del ci11quantesimo· anniversario della Federazione internazionale per l'abitazione e l'urbanesimo - che può essere ben definita « temeraria », sia per quanto riguarda il dato demografico, sia per quanto riguarda il rapporto della superficie giudicata disponibile e cioè 40 milioni di kmq. sui 150 di terre emerse. Tuttavia, per esagerato cl1e sia, abbiamo voluto· t1gualmente citare questo esempio, proprio come caso-limite del feno·nìeno; un limite che si rischia di toccare, anche se in un futuro ben più remoto. È un fatto, dunque, che, a prescindere da « un attaccamento sentimentale all'antico paesaggio, bucolico », il sacrificio· al·l'industrializzazione e all'urbanizzazio-ne di suoli di elevate qualità fisiochimiche è uno spreco, dannoso per tutti. Il problema, d'altra parte, no·n investe solo l'utilizzazione agricola del suo1 lo•,ma anche la non meno importante conservazione del patrimonio agreste e silvestre per la salute « fisica e morale » dell'uomo. Si tratta di salvaguardare la campagna non già per farne un museo di storia naturale « a cielo aperto », bensì perché le conseguenze del laisser aller sono incommensurabili: l'abbando,no delle terre agricole ai lottizzatori delle città provoca uno stato di cose irreversibile, dal mo,mento che un suolo ·agricolo divenuto urbian·o o industriale non potrà mai più tornare alla sua destinazio·ne originaria. Vi è dunque, fondamentalmente, un pro·blema di integrazione delle campagne al nostro mo·ndo « a d·omina11te urbana »; in una parola esiste, più cl1e n1ai pressante, un problema di organizzazione dello spazio· per creare le condizioni più rispondenti ai bisogni della co,mu-nità. A questo, punto possiamo porci una domanda, per oziosa che possa 174 Bibiiotecaginobianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==