Nord e Sud - anno XVII - n. 128-129 - ago.-set. 1970

Luciano C. Grasso insegnare ad altri, o p·er lo meno· decidere che cosa insegnare agli altri, nessuno può darsi l'arbitrio di esaminare altri, per decidere se sia stata da essi imparata o no una qualsiasi cosa. Basta questo a far cro1llare la premessa ·stessa di una Università. Ma i gruppi estremi napoletani, ritrovando poi con incoerenza un certo tatticismo, accantonato, almeno fino a quanto è dato osservare oggi, l'obiettivo di eliminare questo « strumento selettivo » che loro appare l'Università, scatenandosi invece con aggressività contro l'area della ricerca scientifica. Infatti accanto ad una mal tollerata Università, dove la « selezione » è operata da t1na minoranza (e le cose stanno proprio così, visto che i docenti sono una minoranza rispetto ai discenti), addirittura insopportabile appare la creazione di un'« area della ricerca ». Questa prevede, per sua struttura, una t1lteriore selezio,ne di persone cl1e, a giudizio di poche altre, siano in grado di svolgere la ricerca pura. Sono in molti coloro che sostengono, infine, che la creazione dell'area della ricerca costituirebbe una « squalificazione dell'Ur1iversità ». Secondo quest'ala di contestatori, all'Università è demandato il compito di dare « lauree di scarso valoTe », poiché « il sistema » ha bisogno appunto di lat1reati che poi non abbiano troppe pretese. Essi saranno sfruttati in posti intermedi, proprio perché sono di ignoranza intermedia. L'Università è vista dunque (non senza suggestione) come amministratrice e distributrice dell'ignoranza, piuttosto che della conoscenza. Così l'ulteriore istanza post-universitaria della ricerca avanzata consentirebbe solo a pochi di sfuggire alla ignoranza universitaria. I contestatori estremi non si limitano a chiedere garanzie che la selezione non avvenga in base alle classi sociali di provenienza, o in base alle possibilità economiche. Essi vorrebbero che non ci fosse alcun tipo di selezione. Non ancora a Napoli, ma già altrove, si è del resto giunti a recla1nare il « voto politico », che dovrebbe portare automaticamente alla laurea tutti gli stude11ti iscritti, togliendo ai docenti l'arma della selezione attraverso gli esami. Una selezione è infatti considerata al pari di 11na repressione. Che tutto ciò abbia avuto un peso, o sia servito da pretesto anche all'altra parte, nel ritardare la realizzazione dell'area della ricerca scientifica a Napoli, appare una affermazione fondata. Sta di fatto che mentre altro·ve la ricerca di base, in « aree » appositamente attrezzate, con una integrazione interdisciplinare delle conoscenze, è cosa fatta, a Napoli, in questo dilaniante gioco di « scivoli » ideologici e di pantani burocratici, è venuta meno la possibilità di armonizzare in un vasto disegno unitario le varie componenti scientifiche, t1niversitarie ed extra universitarie. 148 Bibliotecaginobianco

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