Luciano G. Grasso la tripolarità, è accolto il sitggerimento per l'itnità; qitesto, tuttavia, risulta assai chiaro sul piano delle enunciaziorii 111aincontra sempre difficoltà molto gravi quanto a prospettive con.crete ». Si ha, d'altra p·arte, la percezione netta che ·se la ·struttura del mondo 1 scientifico e universitario, resta diso,rganica è molto più facile a speculatori d'ogni genere ins.erirsi in qualche modo (e con qualche complicità) per svo,lgere i pro·pri affari. Per avere un'idea di quanto innanzi si siano• spinti sulla strada della compromissio·ne certe componenti universitarie basta ricordare quanto è stato rivelato il 13 aprile scorso in una pubblica assemblea al Politecnico dal Commissario all'Opera universitaria, dott. Francesco Corazza e dal vice Commissario, prof. Francesco 1 Lucarelli. In sostanza essi hanno detto 1 che alcuni componenti del Consiglio d'amministrazione dell'Opera Universitaria si erano poi trasformati in fornitori, vendendo alla stessa Opera, per le sue mense e per i collegi, merci per cifre che è facile immaginare. Carozza ha lasciato cadere delle ombre sulla regolarità stessa del 1 le sedute del Co,nsiglio· di Amministrazione: « Ad ogni riunione, ai partecipanti veniva assegnato un gettone di diecimila lire. Mi è stato detto che le sedute si sitsseguivano nella stessa giornata »: così venivano spesi milioni a deci11e. Il prof. Lucarelli ha aggiu11to: « Nel dicembre era stato deciso di sciogliere il Consiglio di Amministrazione dell'Opera Universitaria e nel marzo ci siamo insediati noi per l'amministrazione straordinaria. In questi mesi sono stati ripitliti tutti i fondi dell'Opera, con criteri indeterminati, con la con.cessione di stranissimi contribu.ti, per milioni e milioni ». Ad uno studente che gli ha chiesto, in quell'assemblea, se era vero, che intorno all'Opera Universitaria avevé:l agito una « mafia », Lucarelli ha rispo 1sto: « La ' mafia ' c'è stata ». Era inevitabile che in questo panorama di arbitri, se non di complicità o di vere e proprie disonestà e corruzioni, saltasse su qualcuno che ricordasse a questo u4na acquiescenza, a quello un momento di debolezza, a quell'altro una distrazione, tentando così di scavare uno spazio per ,sé. Il ruolo_ è odio1 so, ma è inseparabile da quei ruo1 li che nell'ambiente altri s'era assunto. Fin qui la fisionomia del « fro·nte tradizionalista » e delle sue retrovie. L'altro fronte o·ffre un pano,rama ben diverso, al quale sommariamente viene attribuito il termine complessivo di « contestazio,ne ». Una pa~te di ciò che viene definito così è efficacemente rap·p,resentata in Fatevobis, una storiella a vignette di Enzo Lunari apparsa in « Mondo Domani» del 18 maggio· 1969, n. 20. Non manca una cer~a complicazione descrittiva che risponde al punto· di vista gio·vanile. In breve, a un nudo 146 Bibiiotecag inobiahco
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