Nord e Sud - anno XVII - n. 128-129 - ago.-set. 1970

Antonio Duva Gaetano Di Marino, in una nota ap1 p,arsa di recente su « Rinascita », i•ndivi,dua l,a causa della crrsi po1 litica ed elettorale del partito comunista nel Sannio, nell'lrpi,nia e n·el Salernitano. Osserva, giustamente, Di Marino che il regresso investe l'organizzazione comunista non solo nella ·parte interna o più depressa della Campa.nia, ma anche « nelle zone ad agricoltura più avanzata e specializzata, nelle a·ree più indu,strializzate e in grossi centri urbani». Non si p·uò, quindi, dar la colpa di tutto all'esodo o alla crisi dell'agricoltura: vi sono anche « ragioni soggettive, riferibili alla nostra incapacità - afferma Di Marino - di avanzare e di portare avanti una propo,sta politica e una lotta di massa indirizzate a rivendicare una prospettiva alternativa di progresso, di occupazione e di sviluppo ». Di tener conto - cioè - delle modificazioni profonde provocate nella situazion.e meridionale dalla fine del movimento unitario « per la rinascita» e dalle iniziative meridionalistiche che, sia pure con molti limiti e con molte carenze, il centro..-.sinistra ha preso 1 in questi an,ni. Con molta prud;enza e con intenti autocritici, l'on. Di Marino d·à la respo·nsabilità di questa situazione non alla politica meridionalistica del PCI, ma alle organizzazioni del partito preposte alla zona in questione, che si sareb·bero dimostrate incapaci di attuare correttamente le indicazioni generali del partito. Ci sareb,be molto da discutere sulla validità di questa spiegazione, ma qui importa di più rilevare le conclusioni a cui lo stesso Di Marino perviene: se non si riesce « a far emergere adeguatamente le connessioni che esistono tra i 1 problemi delle varie zo·ne e delle varie classi e strati della popolazione », si assiste ad « un ap·pannamento del ruolo che spetta alla classe operaia e alle masse più avanzate, il che facilita le manovre trasformistiche, corporative, municipalistiche, dei gruppi dom.inanti ». Che è, appunto, quanto sembra essersi verificato in varie zo·ne della Cam- . pania. Vi è, si potrebbe perciò aggiungere, uno spazio che le modificazioni intervenute nella società meridionale intorno agli anni '60 avevano aperto - a danno della destra e dei comunisti - alla iniziativa delle forze democratiche di sinistra, laica e cattolica, e che queste non hanno saputo occupare adeguatamente. L'istituzione della Regione ha messo in moto, anche in Campania, un processo di riassetto· delle forze politiche, certamente positivo•, che però è intralciato dai contrasti di potere da tempo operanti, specie nella DC e nel PSI. A questi contrasti sembra, spesso, che tutto venga subordinato, con effetti che hanno fortemente ridotto le capacità di iniziativa •e di decisione di quelle che avrebbero dovuto essere le componenti più dinamiche dello· schieramento politico regionale. Nel PSI questo feno-meno si è manifestato con la difficoltà a dar vita, anche dopo lo svolgimento delle elezioni, ad organi deliberativi regionali: circostanza alquanto p·aradossale per un partito che alla creazione delle Regioni lega, giustamente, una p,rospettiva di p,rofondo rinnovamento della vita del paese.· Ma questa difficoltà, a ben vedere, è la conseguenza diretta degli ostacoli contro cui la 134 Bibiiotecag inobiahco

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