Antonio Duva Il Consiglio Regionale della Campania ha co,mpiuto il suo primo atto di rilievo politico eleggendo, nella seduta del 13 luglio scorso, il prof. Anto11io Gava, leader dei democristiani napoletani, presidente dell'Assemblea. Insieme a Gava sono stati eletti vice-presidenti~ il dott. Luigi Falco, fanfa- • niano di Caserta, e l'ex parlamentare comunista Mario Gomez D'Ayala; e, segretari, un sulliano dell'alta Irpinia, il d.c. Lo,renzo De Vitto, e l'unico consigliere del PSIUP·, Esterino Mallardo. t~on è stato ~n inizio promettente: sette giorni di trattative, o·, meglio, cli tentativi di trattative, dopo la cerimonia di insediamento, non hanno sciolto nessuno dei nodi politici davanti ai quali si tro,vava l'AssemlJlea Regionale e, se mai, ne hanno creato qualcuno, nuovo, mettendo in luce uno stato di irrisolutezza e di disarticolazione dei gruppi maggiori dello schieramento di centro-sinistra, che deve essere giudicato con preoccupazione da quanti avevano sperato, in base ai risultati del 7 giugno, che alla Campania fo1sse risparmiato il destino di « Regione difficile», se non per i suoi antichi p,roblemi, almeno per la vita del nuovo 1 istitt1to. Che i gruppi di centro-sinistra stentassero a trovare i ter1nini di una comune iniziativa, era parso evidente sin dalla seduta ina11gurale del Consiglio Regio·nale, quando l'avv. Alberto Servidio, capogruppo della DC, sollevando alcune pregiudiziali di carattere procedurale relative al giuramento ed alla convalida degli eletti, propose la sospensione della seduta ed il suo aggiornamento a data da stabilire. Quasi tutti gli altri gruppi si espressero invece a favore di una convocazione a data certa: ma un rinvio si rese comunque necessario, per la palese impossibilità, da parte dell'Assemblea, di far fronte, in modo politicamente plausibile, anche ai suoi primi e più elementari adempimenti. Ep,pure, come si diceva, il voto del 7 giugno ha assegnato alla Regione can1pana una geografia elettorale che, almeno in apparenza, no.n sembra prestarsi a interp,retazio·ni contraddittorie; se mai, rapp,resenta un'accentuazione delle tendenze già chiaramente manifestatesi in occasione delle elezioni politiche del 1968. Le destre l1anno subìto un'ulteriore din1inuzione della loro influenza, in quanto al consolidamento del MSI (passato, rispetto al 1968, dal 7 all'8,8%) ha fatto riscontro un ben più accentuato calo del PDIUM ( dal 4,8 al 2,3%). Esse hanno conquistato sei seggi, uno in meno cioè di quanti ne avrebbero potuto ottenere con i voti del 1968. Anche i liberali, pt1r ottenendo due saggi, hanno assistito ad una netta riduzione dei propri suffragi, passati, rispetto al 1968, dal 4,5% al 3,6%. Le sinistre estreme, che con i voti del 1968 potevano sperare in 16 seggi, ne hanno invece ottenuti 14: 1 al PSIUP, che ha perso, oltre un punto in percentuale, passando dal 3,6 al 2,5, e 13 al partito comunista, che ha registrato una contrazione dei propri suffragi particolarmente accentuata nelle zone interine della regione e nel Salernitano, calando, in complesso, da) 23,3 al 21,8%. Positivi al contrario, i risultati per i due partiti socialisti, che sono 132 Bibliotecaginobiahco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==