Giornale a più voci serbi e croati, i quali ultimi, individuato il punto debole della riforma nella difficoltà di accumulazione di capitali, dovuta alla polverizzazione delle iniziative che la riforma stessa aveva provocato, trovarono una nuova occasione per spingere sempre p1 iù avanti i loro tentativi di collaborazione col n1ondo capitalistico. La soluzione dei rapporti con i paesi occi·dentali fu intravista nella possibilità di una « cooperazione economica», che introducesse in Jugoslavia capitali e tecniche occi,d·entali in modo da realizzare un accrescimento della produttività; questo avrebbe consentito, oltre che di ridurre le im.portazioni di beni industriali in gran !parte strumentali, di aprire nuovi mercati ai prodotti in,dustriali fab,b,ricati in Jugoslavia. Naturalmente, interlocutrice p,rima di questa politica è stata considerata l'Italia, vista anche co·me possibile .intermediaria nei confronti della CEE; ·e gli sforzi di ambedue i paesi per la realizzazion•e di qu·esta integrazione sul piano industriale -non sono stati vani. Si pensi ai molteplici accordi raggiunti tra industrie italiane e jugoslave, tra cui quello per l'ampliamento della fabbrica di automobili Fiat-Crvena-Zastava di Kragujevac, che porterà la produzione da 50.000 a 180.000 vetture all'anno, quello che ha portato alla costituzione di una società mista tra la SNAM Progetti, del gru,ppo ENI, e l'INA di Zagabria, tra la Necchi e la Gabat, tra la Falck e le acciaierie di Si·ssa, tra la Zanussi e la Rade Koncar. A ciò si aggiunga che anche le trattative con la CEE hanno dato, sempre attraverso l'intern1ediazion·e dell'I ta.Iia, esito favorevole con l'accordo commerciale, concluso nel marzo di quest'anno ed entrato in vigore a maggio. È stato dunq·ue sve,ntato iJ pericolo che, dopo il ristabilimento delle relazioni diplomatiche tra Bon·n e Belgrado, i tedeschi occidentali potessero sostituirci nel nostro ruolo di collaboratori economici «preferiti» della Jugoslavia. L'Italia, raccolto «l'appello» che Enzo Bettiza, durante la crisi jugoslava del '67, lanciò dalle pagi1 ne del « Corriere della Sera», non ha dunque perso « l'ennesima occasione» con il mondo slavo e si avvia a diventare, come lo stesso Bettiza aveva suggerito, il « pilastro di soccorso della riforma jt1goslava ». ANNAMARIA DAMIANI Campania: un inizio poco promettente Con la nascita del ministero presieduto daill'·on. Colombo, a conclusione della tormentosa vicenda dell'ultima crisi governativa, la vita p,olitica del paese entra in un periodo, presumibilmente molto breve, di stasi. Il Parla-. mento, dopo il dibattito ed il voto di fiducia al nuovo governo, è andato in ferie, così come sono in ferie i nuovi consigli regionali che in gran parte l1anno già p,rovveduto a darsi una giunta e ad affro.ntare, in concreto, i difficili problemi politici ed istituzionali relativi alla creazione delle Regioni. Non è questo il caso della Campania. 131 · Bibliotecaginobianco -
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