Nord e Sud - anno XVII - n. 128-129 - ago.-set. 1970

Giornale a più voci Macedonia, Montenegro e Bosnia-Erzegovina) ed infine sette nazioni confinanti (a nord Austria, Ungheria, Romania; ad est, Bulgaria; a sud e sud-ovest Grecia e Albania; a ovest Italia). Questo quadro schematico è sufficientemente eloquente. D'altra parte, la Jugoslavia aveva già tradizioni di Stato «balcanico» per antonomasia, con tutti i problemi che questa definizione adombra. Alla base di tali problemi vi è la mancanza di un solo « cuore » che domini, politicamente ed eco.nomicamente, la vita del paese. I « cuori » sono invece due: Belgrado e Zagabria, l'una al centro della vita politica, l'altra al centro di quella economica, con una vasta rete di interessi che le circonda. Le due città costituiscono il nucleo di due aree di influenza che si fronteggiano e il cui braccio di ferro ha determin.ato, come vedremo, le scelte politiche ed economiche del paese. La profondità della linea di demarcazione tra le due aree deriva da una lontanissima situazione storica, che si fa addirittura risalire alla spaccatura tra Impero Romano Occidentale ed Orientale. Sta di fatto che da quel momento le popolazio,ni croate e slovene, situate a nord-ovest, si sono inserite in un'area di influenza occidentale, mentre quelle serbe e macedoni, localizzate a sud-est, hanno gravitato, su di un'area di influenza strettamente orientale. La differenza dell'evoluzione storica ha portato delle nette differenziazioni socio-economiche, i cui segni sono ancora presenti e tangibili ai giorni nostri. Ad una Croazia e una Slove11ia industrializzate, con una classe imprenditoriale che ebbe modo di svilupparsi all'interno del,l'Impero austro-ungarico, si contrappongono t1na Serbia ed una Macedonia di civiltà ·prettamente contadina, con una società completamente addormentata da secoli di dominazione turca. Queste due parti sono rimaste sempre staccate, e ancora o·ggi la loro mancata integrazione costituisce un ostacolo allo sviluppo socio-economico della Jugoslavia. Basti pensare che nonostante la parte settentrionale del paese sia in grado di assorbire l'eccedenza di mano d'opera dell'arretrato Sud, questo assorbimento non si realizza a causa della resistenza opposta dai lavoratori meridionali a cercarsi un'occupazione al Nord; d'altra parte non è raro il caso che grossi personaggi dell'economia, residenti a Zagabria, rifiutino alte èariche politiche per non doversi spostare a Belgrado. Una relativa unità si raggiunse soltanto nel mo-vimento partigiano creatosi intorno al nucleo comunista di Tito - che si definiva semplicemente « fronte anti-fascista comune a tutti i popoli di Jugoslavia senza distinzione di convinzioni politiche e religiose » - per il fatto che tale movimento non si richiamava, a differenza di tutti gli altri partiti politici irregolari, a nessuna nazionalità o religione specifica. Finita la guerra, si cercò di man•tenere quest'unità con una forma di Ca: stituzione federale che lasciava am.pio ,spazio al diritto di autodeterminazione delle diverse nazionalità. Ma se, sul piano politico, il problema potette così essere ri,solto, la scelta di un regime marxista-leninista portava ad una economia pianificata ed estremamente centralizzata, verso cui la classe economica croato-slovena recalcitrava. 129 , ibiiotecag inobianco -

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