Adriana Bich quanto meno inconsueto nel pieno di uno sciop,ero,, è stato condannato solo dai giornali di destra, e con lo scopo anche troppo evidente di strumentalizzare il momentaneo disorientamento e la solitudine morale in cui gli insegnanti si sentivano relegati, facendone l'inizio: di un·a reazione a catena che ri•portasse su posizioni nettamente conservatrici tutta la politica per l'istruzione. Il resto della stampa, invece, ha accolto il decreto con parole di plauso, o comunque non è andata oltre una o·ppos1 izione molto generica e blanda. Per tentare di trarre alcune indicazioni da tutto ciò, bisogna tener presente una circostanza che ha avuto una influenza, morale oltre cl1e pratica, notevolissima; cioè il ruolo di primaria importanza che si sono trovati a svolg·ere, per la prima volta in questa occasione, i sindacati confederali della scuola. Gli insegnanti iscritti alla CGIL, CISL e UIL sono attualmente piuttosto pochi, specie se confrontati con i molto più numerosi riuniti nella « Intesa». Alla poca popolarità dei ·sindacati confederali dei professori, contribuiva, va sottolineato, proprio il loro carattere « politico », che si è manifestato specie nel loro prendere posizio,ne in questioni non interessanti direttamente la categoria. Ad esempio, essi soli hanno• aderito ai recenti scioperi generali; e complessivamente hanno cercato di agganciarsi alla lotta sindacale globale delle confederazioni. Tale impostazione, decisamente nuo1 va, del sindacalismo scolastico, non è stata tuttavia da loro sufficientemente chiarita e illustrata ·nelle ·sue motivazioni profonde, all'o,pinione pubblica; anzi all'interno di qu,esti gruppi, specie di quello della CGIL, sri è creato un clima quasi di isolamento esoterico, che ha finito col dare il sopravvento a correnti estremiste, e col radicalizzare all'eccesso le posizioni. A ciò del resto non era estranea la condizione difficile in cui i co1ifederali erano, nell'ambito della ·scuola, via via che,_ all'opposto, gli autonomi tendevano a chiudersi in più facili schieramenti catego,riali e nell'ambito delle confederazioni stesse, entro le quali la scarsa inoidenza nwnerica lasciava loro poco spazio decisionale. Eppure, nei fatti di giugno si sono trovati ad essere, praticamente, gli arbitri della situazione, dato che la parola delle confederazio,ni ha avuto un enorme peso, politico e anoor più psicologico, ed è stata determinante per gli sviluppi e la soluzione del·la vertenza. Gli stessi feno,m·eni di contestazione all'interno della CGIL, la ribellione di alcune sue sezioni, le sconfessioni reciproche tra questa e il suo. sindacato della scuola, e inoltre, gli atteggiamenti vagamente « maoisti » di persone che in condizioni ·normali erano, e sono, di idee quanto meno, modera te e di « destra», le minacce di « occupazio·ne » da parte di chi per un intero anno scolastico aveva guardato con perplessità, o aperta disapprovazione, perfino le « assemblee» legalizzate dal « superiore ministero », l'accusa, viceversa, di conformismo, quando non di «fascismo», mossa a docenti di dichiarata appartenenza a partiti dii sin,istra, solo perché si erano allineati sulle posizioni delle confederazioni, sono tutti elementi indicativi del 126 Bibiiotecag inobia·nco
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