I Giornale a più voci Infatti un dato decisamente atipico di questa, è stato il mescolarsi e il rimescolarsi di questioni, marginali e di fondo, sulle quali restavano accentuatissime le •divergenze, talora addirittura tra militanti nello stesso sindacato, anche nel momento cruciale della lotta, per cui è stato impossibile sia accantonarle, sia enucleare punti di convergenza realmente solidi e universalmente accettati. Cosicché, la richiesta dello « stato giuridico», no1 rmale istanza di t11tti i pubblici dipendenti da parecchio tempo a questa parte, e comunque all'inizio non preminente su altre, in questa vertenza, ha finito con l'assumere il ruolo singolarissimo di « bandiera » atta ad unificare posizioni co·ntrastanti e a tenere vivo lo spirito di corpo dei docent'i, ·amareggiati dalla « defezione» dei fuori ruolo dello SNAFRI, e anche dall'atteggiamento della stampa d'informazione nei loro riguardi. Ad esasperare gli animi e a complicare ulteriormente la già confusa situazione, sono poi int,ervenuti, in quei giorni, due fatti di ·notevole peso. Prima di tutto, vi è stata la famosa « circolare Misasi », in cui si proponeva di sperimentare, per i primi due anni della media superiore, un criterio di valutazione unitario e differito alla fine di quello che fra non molto sarà un nuovo ciclo biennale della scuola dell'obbligo. Di questa circolare, resa pubblica in un momento già molto « caldo » sul piano sindacale, e politicamente a dir poco inopportuno, essendosi alla vigilia delle elezioni del 7 giugno, per i più sono rimasti in ombra i positivi, e a mio parere validissimi, suggerimenti pedagogici. Sicché essa è stata ritenuta soltanto lesiva di quella « funzione giudicante », che molti, come si è detto, ritengono fondamentale fra le attribuzioni dell'insegnante, ed è servita quindi da catalizzatore del più profondo senso di frustrazione di una classe che aveva - ed ha - non pochi motivi per sentirsi emarginata dalla gestione dei poteri decisionali propri della democrazia, e soprattutto considerata, e remunerata, in maniera non certo proporzionale alla eccezionale importanza che, in ogni paese civile, hanno la scuola e l'istruzione. È sopraggiunto poi il Decreto Ministeriale del 20 giugno che, stabilendo norme straordinarie per lo svolgimento degli scrutini e degli esami, ha ancora, e duramente, colpito, proprio dove la sensibilità era più acuta e sofferta. Esso infatti, ribadendo, e codificando ·anzi, per così dire, la possibilità di raccogliere e di valutare con criteri mera1nente burocraticì il risultato di un anno di studio, ha praticamente affermato che, se in questo momento della vita scolastica può. subentrare un qualsiasi funzionario al posto del professore, il compito di « 1 giudice » .di quest'ultimo è considerato di nessun peso. È indiscutibile che nel prendere tale provvedimento non si è usata una mano leggera, né si può affermare che in esso fossero del tutto assenti degli intenti di « ricatto», o quanto meno di costrizione mo,rale. E proprio nei confronti di una categoria che, nel suo ~omplesso, non può comunque essere accusata di mancanza di· senso del dovere e di abnegazione. Occorre però registrare il fatto, innegabile, -che un tale atto ufficiale, 125 ·Bibliotecaginobianco -
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