Nord e Sud - anno XVII - n. 128-129 - ago.-set. 1970

Giornale a più voci ed è stato fonte di non pochi equivoci e dissensi, ogni volta che si è tentato di recep,irlo e di istitllmonalizzarlo nei progetti di stato giuri 1dico che si sono abbozzati in passato. Anche nell'ultimo, ora allo studio, il punto riguardante la « peculiarità della funzione» del docente, per alcuni conditio sine qua non, per· ·altri, all'o·pposto, inaccettabile e antidemocratico, è uno dei più controversi e discussi, e lo sarà a lungo, prob·abilmente. Anzi, tale ufficio di « selezionatore», di « giudice», non è più attribuito all'insegnante solo nei co·nfronti degli alunni, ma anche, e in misura sempre più preminente, nei confro,nti dei suoi colleghi. Maclure giustamente chiama in causa il desiderio di sicurezza pro,prio di ogni · categoria, e specie di ogni generazione, per cui l'accettazione dei valori del passato è garanzia di stabilità, morale ancor prima che materiale. Tale naturale aspirazione al mantenimento di un equilibrio, però, determina un paradosso, perché quando « assegna un valore al privilegio scolastico quale principale agente della mobilità sociale», quando, cioè fa della scuoila la chiave stessa di tale mobilità, contemporaneamente, ritenendo « il sistema scolastico lo strumento in base al quale tutti i ruoli sociali sono definiti», ne fa anche un fattore di « immobilità sociale». Senza dubbio, per dirla ancora con Maclure, l'esperienza person.ale esercita « una forte influenza su coloro che sono ora in posizioni di responsabilità a tutti i livelli ». In effetti, la caratteristica più ·appariscente del nostro· corpo docente, quale è andata configurandosi dal dopoguerra in poi, e qu·ale è esplosa, p·er così dire, nelle polemiche e nei contrasti interni che hanno. co,ntrassegnato !'·ultimo sciopero, è il profondo, insanabile divario, o meglio dissidio, fra i suoi membri, nel modo di concepire la funzione, i compiti, in una parola la p·osizione stessa dell'insegnante nella società. Su gran p·arte della generazione che ora ha superato, anche di poco, i quarant'anni, hanno lasciato tracce profonde tanto l'esperienza giovanile di t1n sistema scolastico in cui l'emulazione era ritenuta lo stimolo pedagogico ·più efficace, e la selezione era la ragion d'essere stessa, quanto, e ancor più, il clima di lotta concorrenziale, il regime ,di « concorso perpetuo», in cui, per la massiccia disoccupazione intellettuale, tra gli anni Quaranta e Cinquanta si svolgeva la ricerca di un posto di lavoro nella scuo,la. Secondo Maclure, non essendogli richiesti studi pedagogici, « inevitabilmente l'insegnante, i cui atteggiamenti •educativi sono stati formati nel liceo e nell'università tradizionali, ritorna egli stesso ad insegnare e a raffo,rzare la tradizione ». Ora, tale visione è quanto meno unilaterale, se non altro perché la « pedagogia» non è, in quanto tale, di per se stessa innovatrice, e no·n è, così in astratto, la panacea per tutti i mali. Ma vi è del vero in questa riflessione, so:prattutto perché essa .individua wi. certo latente antogonismo dei professori più anziani verso le nuove leve, senza dub·bio facilitate in par123 ·Bit>lìotecaginobianco -

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==