Adriana Bich categoria dei docenti è stato•, ·nella vertenza, il dato forse più evidente. Né valgo,no a smentirlo alcuni articoli, in apparenza benevoli, in realtà offensivamente paternalistici, con cui la stampa di destra ha preso posizione in favore degli insegnanti, fancendo largo ricorso• alla laudatio temporis acti. Il fatto è che, in seguito, ci si è adoperati per distinguere, nelle confuse e. convulse trattative .avvenute in quei giorni col governo -- co,nfuse e convulse, beninteso, dall'una e dall'altra parte -, tra richieste « qt1alificanti » e richieste « non qualificanti»; e ciasouno ha cercato di attribuirsi la paternità delle prime. Ma invero, alla base di tutta la vertenza, co·mplicata anche da una incoerente, per non dire bersaglieresca e dilettantesca, strategia sindacale, vi sono carenze e problemi di fondo che vale la pena di esaminare. Maclure dice che « una delle caratteristiche princip·ali della situazione italiana è la mancanza di una larga convergenza politica riguardo alla riforma della scuola ». Bisognerebbe aggiungere che la stessa tormentata geografia settoriale dei nostri sindacati sco,lastici nasce dal fatto che la qualifica di « autonomo», attribuita a vari di essi (confluiti assai più tardi, app•ena da poco, nell' « Intesa »), ha avuto successo soprattutto perché, accolta co,me sinonimo di « apolitico», è parsa garanzia di un disimp,egno gradito a molti. E gradito non solo, e no·n sempre, per malafede, per qualunquismo, o per piigrizia morale. Assai più spesso, invece, percl1é tale era l'interpretazione, leale e onesta, quantunque piuttosto restrittiva, · e non di rado retriva, che si dava del dovere, da parte del ·docente, di essere « i1nparziale ». L'imparzialità del maestro, il suo stare al diso,pra delle parti, seppure non si chiarissero la portata, la misura, i limiti e gli scopi di tale atteggiamento, sicché esso finiva per confondersi con un indifferente assenteismo, è stato, ed è ancora, uno dei grandi miti di una cultura tutta impregnata ,di certo particolare tipo di « umanesimo», « lascito », seco,ndo Maclure, « ,della filosofia gentiliana dell'istruzione secondaria», che non esitò ad allearsi col fascismo, ma che tuttavia seppe tacitare, e addirittura conqt1istare, molte coscienze, convincendole della « validità dei criteri scolastici usati da questa tradizione per differenziare la varietà d.ei talenti ». E senza dubbio una classe docente come la no,stra, che è da tanto tempo attenta a respingere, e con sincero sdegno, l'ipotesi di un.a ,discriminazione dei giovani b·asata ·sul censo o su consimili criteri, 01 rmai universalmente considerati, ed esplicitamente dichiarati, « ingiusti », avverte invece ancora assai poco !'·aspetto antidemocratico, nonché antip-edago·gico, di un·a selezione precoce, bastandole che essa, avvenendo secondo il «merito», dia garanzia di es serre « giusta ». E infatti un altro grande mito che resiste ed è, a sua volta, causa di resistenza alle innovazioni, è quello della somiglianza tra la funzione del m·aestro e quella del giudice. Tale accostamento, anche per le sue lusinghiere implicazioni socio-economiche, inco,ntra tuttora largo credito, 122 Bibiiotecaginobianco
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