Nord e Sud - anno XVII - n. 128-129 - ago.-set. 1970

Riccardo Perissich miche si rivelerebbe un'illusione se no,n si po·ggiasse su delle so1 lide basi monetarie. Essi sono consapevoli del fatto che non sarebbe possibile realizzare subito un'unione mo,netaria completa e un sistema di cambi co·m·pletamente rigidi; tuttavia si oppongono• ad un ampliamento dei margini di t1utt11azione e alla realizzazione di un sistema di « parità mobili » fra le monete europee. Gli « economisti », viceversa, temono che se i tassi di inflazione e di produttività fra le economie degli Stati membri restassero divergenti, ogni misura di carattere monetario si tradurrebbe in una camicia di forza cl1e potrebbe creare delle gravi tensio•ni. Si potrebbe così arrivare ad t1na specie di « dittatura delle Banche Centrali », co,n pericolose implicazioni deflazioniste. Essi chiedono quindi che si dia la priorità alla armonizzazione fiscale, ,delle politiche di bilancio e delle politiche congiunturali. Un seco1 ndo problema è quello dei rapporti fra le monete europee e il dollaro. Alcuni si muovono i11 direzione di un blocco monetario europeo che costituirebbe una sorta di diarchia, col dollaro, nel sistema internazionale, in attesa che la situazione consenta di arrivare ad un'autorità e ad una moneta mondiali. Altri invece giudicano che l'interdipendenza economica supera già ora i confini europei e sono più attratti da soluzioni « mondiali ». E' chiaro che nel primo caso si diminuirebbe la dipendenza economica dell'Europa dall'America, ma si potrebbero produrre tensioni e difficoltà tra le due rive dell'Atlantico. Nel secondo caso invece, poiché la situazione internazionale non è 1natura per soluzioni politiche, ci si dovrebbe limitare all'adozio·ne di meccanismi più o meno automatici (crawling ·peg) che servirebbero a rendere meno dolorosa la dipendenza dal dollaro senza però intaccarne sostanzialmente i presupposti. Il governo francese si è schierato con i « mo,netaristi » e per una « identità monetaria europea », ma è ancora difficile dire fino a che punto la Francia sia disposta ad in1pegnarsi nella definizione di una politica economica comune. Il governo tedesco è invece il campione degli « eco·nomisti », poiché teme che un rafforzamento dei legami monetari si traduca in un assegno in bianco rilasciato dalla mo·neta forte (il marco,) ai paesi che conducono una politica economica « irresponsabile» (Francia e Italia?). La posizione italiana è ancora incerta, più vicina comunque a quella degli « economisti », poiché le debolezze della nostra economia richiedono, il mantenimento di un certo margine di flessibilità. La Commissio 1 ne delle Com.unità, che è molto vicina a:lle tesi « monetariste », ha proposto un piano a tappe che in otto anni dovrebbe co,ndurre all'unio,ne economica completa ed il cui elemento 106 Bibiiotecag inobiahco

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