Nord e Sud - anno XVII - n. 128-129 - ago.-set. 1970

Editoriale governo postgollista qitando si tratta di prendere coscienza della necessità -di abbandonare la « contin.uità » della politica gollista. Non si riempie certo il vuoto ad ovest se la Francia con.tinua la polit~ca dell'asse ParigiBonn: perché di fronte al rafforzamento del ruolo tedesco i11Eitropa e di fronte ad una Ostpolitik che dovesse caratterizzarsi senipre più precisamente irz senso nazionale, la politica dell'asse Parigi-Bonn sarebbe una politica di rincorsa e nemmeno Ul'la politica di eqitilibrio tiel senso tradizionale. È vero che la Francia potrebbe essere i11dott.a ad l,tna intesa bilaterale con la Gra1i Bretagrza, come fondan,1et1tale mo1ne11to di u1ia politica di equilibrio n,el senso tradizionale. Ma anche un'intesa del ge11ere - per fare da co1itrappeso al d'i1ia1'nismo economico e politico della Germania - no11 co11sentirebbe di avviare a solitzione problenii che soltanto sul piano dell'unità europea possono essere affrontati: co-me in primo luogo, il proble111a dell'equilibrio eu_ropeo, cl1e non è problema di equilibrio tra Francia e Gran Bretagna, da un lato, e Germania federale, dall'altro, ma tra den1ocrazia dell'Europa Occidentale e blocco sovietico della « sovra11ità li111itata »; e come naturalmente il problema generale del ruolo internazion·ale dell'Europa, del declino interfzazionale dell' Europa cili non ci si pitò rassegnare. La Conferenza dell'Aja ha rappresentato il mo1nento della presa di coscie11za della necessità di riprendere il discorso sul viloto europeo e sitl 111ododi rie1npirlo, « approfondendo » e . « allarga11do ì> la Comu,nità. 1Ua il Trattato di Mosca dovrebbe rappresentare itna frustata per indurre la Frarzcia, la Gran Bretagna e naturalmente l'Italia a portare risolutame11te avanti quel discorso. 3) La Gran Bretag11a sembra disponibile e certame11te lo è a livello di classe politica più di quanto non lo sia a livello di opinione pubblica. Il contrario in Fra11cia: c'è n1olta più propensione per l'Europa a livello di pitbblica opinione di quanta n.on ve ne sia a livello di classe politica, perché, a parte i gollisti pitri e duri come Debré, la preoccupazione di rompere la continuità della politica di grandeur del generale, anche se tale politica è risultata alla prova dei fatti del tutto velleitaria, condiziona gli attegg-iamenti di Pompidou e neutralizza la potenziale buona disposizione di Schumann. Ci si può augurare, tuttavia, che la maggioranza di Palazzo Borbone prerzda coscienza del f.atto che pro- . prio la Francia, prima i11frangendo le speranze di ilitegrazione europea e poi abbandonando l' orga11izzazio11e militare della Nato, « ha in qualche modo spinto la Ger1nania a riprendere la sua autononiia »; e che l'opposiziorre democratica, specialmente se fossero coro11ati da successo gli sforzi di Servan Schreiber, diventi più consapevole di quanto non lo sia stata dell'opportunità di giocare u_nitariamente la carta ~uropea, contestando alla maggioranza le sue velleità nazionalistiche e le conseguenze 8 Bibiiotecaginobianco

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