· Ugo Leorte anzi, di una vera e propria polverizzazione, potendosi contare ben 8.055 comuni, alcuni dei quali con qualche centinaio appena -di abitanti. Non fa eccezione l'Abruzzo, dove su 305 comuni oltre 5q no,n raggiungo-no i 1000 abitanti. La conseguenza di questo feno-meno è che la maggior parte dei con1uni non raggiunge la soglia minima sufficiente a cumulare mezzi finanziari e operativi indisper1sabili a condurre una « corretta » pianificazione territoriale; e, d'altra parte, no·n vediamo come si possa concepire tale pianificazione a livello di comuni di dimensioni così esigue. Risulta pertanto più che mai evidente la necessità di un ente intermedio tra regione e co1nune per svolgere compiti che non posso110 essere svolti dalle attuali provincie. ·un ente intermedio che dovrebbe essere appunto il comprensorio, inteso come una associazione di comuni (anche apparte11enti a provincie diverse), allo scopo di dare un assetto al territorio da essi coperto. Una associazione, comunque, volontaria, dal mo1nento che il comprensorio non è ancora un'e11tità riconosciuta con legge. Una volta costituitosi, il comprensorio, per risultare operante, deve poi dar vita ad u11 pia110 di sviluppo economico-territoriale il cui obiettivo di fo11do dovrebbe, a gra11di li11ee, indicarsi nella organizzazione del territorio allo scopo della diffusione su di esso del cosiddetto « effetto città »; cioè nel problema della localizzazione delle strutture insediative residenziali, dei servizi e delle· attività produttive. Il pro,blema è dunque quello ·di realizzare un sistema di o·rganizzazione del territorio in grado di fornire al maggior r1umero di abitanti il massimo soddisfacimento possibile del fabbisogno di attrezzature e servizi. Poiché questa funzione viene, sia pure impropriamente, considerata prerogativa della città, si parla di « diffusione dell'effetto città ». Il raggiungimento di questi o·biettivi po·ne un problema immediato: quello della qit.antità di attrezzature e servizi che devono] essere disponibili per ogni abitante in un determinato ambiente territo·riale e del 1nodo con cui tali attrezzatt1re e tali servizi devono essere collocati nello spazio. Il problema non prese11ta una soluzione libera, 1na pii.1 spesso una soluzione sulla quale « influisce in 1naniera deter1ninante lo stato di fatto delle strutture insediative attuali, stato di fatto le cui n1odificazioni possono avvenire soltanto in tempi molto lungl1i »16 • Così delineato, l'obiettivo specifico del piano comprensoriale diventa quello dell'eliminazione degli squilibri territoriali all'interno di una certa area. Ci pare, dunque, che tre elementi siano immediatame11te alla bas~ della questione pratica del pia110: la dimensione spaziale, un minimo di po,polazione, i tempi di percorrenza. Circa la dimensione spa16 ALBERTO LACAVA, Una ipotesi di assetto territoriale del Friuli-Venezia Giulia, Etas Kompass; Milano, 1969. 92 Bibiiotecaginobianco
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