Nord e Sud - anno XVII - n. 127 - luglio 1970

I Pescara, L'Aquila e dintorni Una volta riconosciute queste « coincidenze » e queste esclusività, il discorso in tema di sviluppo economico e di assetto territoriale è, come si è detto, quello di assecondare le vocazioni. Ciò significa anche che, nel caso di « coincidenze » di interessi nell'utilizzazione del suolo, queste non debbono risolversi in « sovrapposizioni » nel senso deleterio· della parola; nel senso, cioè, che lo svilup,po industriale, ad esempio·, avvenga a danno di quello agricolo e turistico, ma, al contrario, nel senso che esso avvenga in modo integrato fra i tre settori. Abbiamo detto che l'assetto territoriale dell'Abruzzo è ipotizzabile come quello di una grossa città. È chiaro 1 che si tratta di un'« in1magine- » esemplificativa, dal momento che, se è vero che l'Abruzzo ha la popolazione di una città come Napoli, è vero anche e soprattutto che le sue :dimensioni sono molto più vaste di quelle di 11na città nel senso tradizionale della parola: è perciò che abbiamo parlato di regione-città. Ciò significa cl1e se una (purtrop 1 po ipotetica) città che si sviluppa secondo un moderno ed ordinato sistema di vita presenta una zo,na residenziale, il centro direzionale e la zona industriale oltre all'area per il verde attrezzato, una regione-città, come potrebbe essere l'Abruzzo, avrà necessariamente ·più centri residenziali, più zone indt1striali, più aree per il tempo libero, più aree agricole. Il pro,blema del centro direzionale, invece, no,11ci pare si ponga allo stesso livello e crediamo (come vedremo più avanti a proposito della disputa per il capoluogo abruzzese) che possa anche restare t1nico. Questa idea della regione che si sviluppa a modello della città è senz'altro realizzabile. Volendo continuare nell'esen1pio, possiamo ricordare cl1e quelle che abbiamo chiamato zone di una città sono, a scala minore, divise in quartieri. Ora, se a livello di regione-città paragoniamo i quartieri ai comuni di dimensioni « minori », possiamo precisare che qt1elle che fino ad ora abbiamo genericamente chiamato zone non sono altro che un « insieme di comuni ». tvla questi « insiemi di comu·ni » hanno un nome ben preciso, che è quello di comprensori. Ecco dove volevamo arrivare: alla possibilità di suddividere l'Abruzzo in comprensori; cioè alla possibilità di individuare nella regione « spazi integrati nei quali possano trovar posto le sedi riguardanti la residenza, il lavoro ed il tempo libero e ·dove, quindi, per le esigenze quotidiane, può essere vissuta interamente la vita dei loro abitanti ». L'esigenza dei comprensori 15, cioè di u·na dimensione territoriale intermedia tra il comune e la provincia, è generalmente sentita in tutta Italia a causa ,della « frammentazione» delle unità comunali. Si tratta, iS Cfr. U. ·LEONE, La funzione dei comprensori, in « Nord e Sud», agosto-settembre 1969. 91 Bibiiotecaginobianco

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