Nord e Sud - anno XVII - n. 127 - luglio 1970

Pescara, L'Aquila e dintorni che restano sulla terra, redditi se non pari, no,n molto• distanti da quelli che offrono le attività industriali e terziarie. I SETTORI ECONOl\1:ICI. Agricoltura. La regione ha una superficie territoriale di 1.079.407 ettari, di cui 1.030.727 co,stituiscono la st1perficie agraria e forestale; ma se sottraiamo a questa cifra i 352.983 ettari di prati permanenti, boschi, e incolto improduttivo, la superficie agraria si riduce a 677.744 ettari. Aggiungiamo che il 65,10% della superficie agraria e fo,restale è rap·presentato dalla montagna, il 15,55% dalla collina interna, il 13,35% dalla collina litoranea e solo il 6% dalla fascia pianeggiante, avremo il quadro preciso dell'ambiente in cui si svolge l'attività agricola. In un ambiente co•me questo, è chiaro cl1e la pastorizia e il bosco sono state le più « immediate » forme di utilizzazione del suolo, limitando al puro ambito dell'autoconsumo la vera e propria coltivazione agricola. Col passare degli anni, poi, lo sfruttamento irrazionale dei boschi ne ha notevolmente ridotto il patrimonio, mentre l'attività armentizia, anche a causa del ribasso del prezzo della lana, è entrata in piena crisi. Ma, oltre che di natura fisica, come quelli appunto, legati alla montagna, i problemi che affliggono l'agricoltura abruzzese so,no anche di natura « umana» e costituiscono barriere forse più invalicabili di quelle naturali. Si tratta essenzialmente della polverizzazione e frammentazione delle aziende agricole. Se a questi problemi si aggiungono quelli prima considerati dell'abbandono dei campi, si può giu,ngere alla co·nclusione che lo sviluppo della produzione finisce con l'essere notevolmente condizionato dall 1inìpossibilità di impiego di mezzi tecnici (meccanizzazione, uso di co•ncimi ecc.). Ma questa impossibilità è legata ad un duplice ordine di fattori: geografi.ci ed economici. È, cioè, una impossibilità « tecnica », là dove la particolare pendenz~ e natura dei terreni impedisce materialmente alle macchine di agire. È, poi, una impossibilità di ordine economico, perché la meccanizzazione costa e il suo uso è economicamente conveniente solo in grosse imprese, cioè nella assoluta minoranza dei casi, in Abruzzo, a causa della polverizzazione fondiaria cui abbiamo accennato. Ecco, dunque, un altro circolo chiuso: la gente abbandona i campi perché non rendo·no; per trattenerla occorre sviluppare la produzione 79 Bibliotecaginobianco

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