Ugo Leone popolazione. Un'azione che non è necessariamente stabilita a livello politico, ma che, di solito, « scatta» automaticamente, co,me è avvenuto (,peraltro senza grossi risultati) i1 n Abruzzo e in molte, se non nella totalità, ,delle regioni meridiona~i, con l'emigra:zione. · Il fenomeno migratorio, dunque, a prescindere da considerazioni •di 01rdine sociale, può anche contribuire a « dare una mano » alla risoluzione dei problemi dell'intervento sul territorio « avvicinando» le risorse (supposte stabili) ai bisogni della popolazione (che diminuiscono quantitativamente), e può, quindi, avere anche un aspetto positivo « equilibratore», ma sempre entro certi limiti. Limiti che l'Abruzzo è sul punto ,di superare. Infatti, nel momento in cui l'esodo si trasforma in vera e prop·ria « emorragia», allora gli effetti sono tutti e solo negativi facendo venir meno quel minimo indispensabile di popolazione attiva su cui è necessario poter contare per avviare una politica di sviluppo. Si rende allora necessario trovare un «tampone», un tampone adatto. Non un tampone, cioè, polivalente, bensì, lo ripetiamo fino alla noia, uno ·per zona, uno per fenomeno, sempre nell'ambito di una visione globale del problema dello svi,luppo economico. Ciò significa offrire agli abruzzesi concrete possibilità di lavoro nella regione. Ancora oggi la maggior parte della· popolazio,ne attiva lavora in agricoltura, anche se il numero degli addetti nel settore è in continuo decremento, in assoluto e in percentuale. Al censimento del 1951, 304.222 unità (il 60,5% della popolazione attiva) erano addette alle attività agricole; 113.348 (22,5%) lavoravano nell'industria; 85.405 (17%) nelle altre attività, per un totale di 503.012 unità. _ Do-po dieci anni, diminuita a 434.010 unità la po,po.Jazione attiva, questa si distribuiva per il 42,5% ( 179.945 unità) in agricoltura; per il 33,8% (146.741 unità) nel settore industriale e per il 24,7% (107.324) nelle altre attività. Fra i due censimenti, cioè, l'agricoltura ha visto « scappare » dai campi ben 174.000 unità, ma di queste solo 56.000 (il 45%) sono state _assorbite nelle attività extra-agrico•le. Ora, poiché è molto facilmente ipotizzabile, e auspicabile anche, che il carico demografico ancora gravante sull'agricoltura abruzzese vada ulteriormente calando (ed è già ulteriormente diminuito negli anni sèguenti all'ultimo censimento) 11 il problema consiste nel creare altrettanti posti di lavoro nelle attività extra-agricole e nel ristrutturare completamente l'attuale stato dell'agricoltura affinché essa possa dare a coloro 11 Nel 1967, gli attivi erano circa 161.000 in agricoltura, circa 117.000 nell'industria e circa 122.000 nelle altre attività. 78 Bibliotecaginobianco
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