Nord e Sud - anno XVII - n. 127 - luglio 1970

.... Ugo Leone L'analisi storica dell'andamento della popolazione mostra che anche in questo campo è possibile distinguere zo,ne a « vocazione » diversa. Potremmo, grosso n1odo, delinearne cinque che comprendono comuni con un massimo di variazione positiva superiore ·al 5 % ( quelli della Valle Peligna e del Pescarese, con i comuni di Pescara e Chieti) sino ad u11 1nassimo di variazione negativa superiore al 15% nelle zone del Gran Sasso Versante Adriatico e del Basso Sangro 4 • Come si vede, uno spopolamento che se è più evidente nelle zone montane, nelle aree più elevate o più interne, non è comunque solo montano. Intor110 al massiccio- del Gran Sasso, in provincia di Teramo, Pietracamela e Fano Adriano hanno perso in un decennio circa il 50% degli abitanti « mentre su quello meridionale una vasta area che si estende ancl1e s11gli altopiani aquilani, da Santo Stefano di Sessanio e Calascio fino alla conca di Capestrano, ne ha perduti un terzo. E pressappoco gli stessi vuoti si sono manifestati in alcune plaghe atto,rno alla Maiella (Pacentro, Cansano,, Valle dell'Orta, ecc.) e in altre meno estese, specialmente dell'Abruzzo Aquilano » 5 • La suddetta analisi storica dell'andamento della popolazione ci dà un , quadro abbastanza chiaro della di11amica della popolazione abrt1zzese. Fra i due censimenti, nel corso, cioè, del decennio 1951-61 la variazione della popolazione ha subìto un andan1ento non uniforme. Infatti, mentre nel quinquennio '52-'56 tutte le provincie ha11110fatto registrare incrementi di popolazione (scarsan1ente rilevanti per Chieti, l'Aquila e Teramo, più notevoli per Pescara), nei seguenti cinque anni si è registrato un notevole mutamento di tendenza con decrementi di popolazione in tutte le provincie, particolarmente in quelle di .Aquila, Chieti e Teramo. Nel quinquennio successivo, e cioè fino al '66, la provincia dell'Aquila ha fatto registrare un ulteriore regresso demografico, mentre il Pescarese ha segnato· un incremento e così anche le provincie di Teramo e Chieti, sia pur in misura pi11ttosto trascurabile. Complessivamente, nel quindicennio la provincia dell'Aquila ha perso il 12,4% della popol~zione; quella di Chieti il 6,4%; quella di Teramo il 3,1 %; quella di Pescara è aumentata del 9,2%: la regione ha quindi visto diminuire la propria popolazione del 4,4%. 4 Le altre variazioni sono state, in senso positivo, meno del 5% per l'area denomjnata Vomano-Vibrata comprendente la città di Teran10; in senso negativo: fino a -10% nella Marsica e nel Basso Sangro, da -10 a -15% nell'area di Aterno, con la città dell'Aquila, e nell'Alto Sangro (cfr. nella collana « Monografie regionali per la Programmazione econon1ica » a cura delle Camere di Commercio, Industria e Agricoltura degli Abruzzi, il volume: Abruzzi a cura di Benedetto Barberi). 5 MARIO FONDI, Dina1nica della popolazione e dell'economia nell'Abruzzo e nel Molise, in « La geografia nelle scuole», n. 2, marzo-aprile 1969. 72 Bibiiotecag i nobianco

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