Nord e Sud - anno XVII - n. 127 - luglio 1970

.. Pescara, L'Aquila e dintorni nilistico e trova le sue più profonde radici nella contrapposizione storica e geografica fra i ,due Abruzzi: quello interno, montano, e quello costiero, che appunto in Aquila e Pescara presentano le due maggiori « espressioni » urbane. Dal punto di vista geografico, la regione abruzzese è certamente tra le più difficili d'Italia, e la geografia fisica ha condizionato in maniera rilevante la geografia economica: le aspre ed elevate masse calcaree costituiscono ancora un notevole fattore d'isolamento. È perciò che l'Abruzzo è una delle regioni che maggiormente subisce « l'ipoteca » dell'ambiente naturale sfavorevole: questo, oltre ad influire in modo negativo sullo sviluppo economico, impedisce l'armonica distribuzione della popolazione la cui tendenza è, naturalmente, quella dell'abbandono delle zone montane « a favore » di quelle costiere. Queste ultime, però, sono una percentuale minima (il 6%) del territorio regionale, né presentano, nella quasi generalità dei casi, quelle stn1tture di richiamo proprie delle zone d'immigrazione; pertanto gran parte delle correnti migratorie è diretta verso l'esterno, cioè verso altre regioni e verso paesi stranieri. Nel generale fenomeno di vero e proprio spopolamento sono· molto pocl1e le aree che contrastano questa tendenza. Si tratta, essenzialmente, dei singoli capoluoghi di provincia (Pescara, Teramo, Chieti e L'Aquila) e dei grossi centri di Avezzano e Lanciano·; e, anco•ra, della fascia costiera dal Tronto a Fra11cavilla a Mare: i primi per la « forza di attrazione » tipica delle città, la seconda perché discretamente interessata al fenomeno turistico. Condizioni geografiche particolarme11te sfavorevoli da una parte, progressivo spopolamento dall'altra sono i due elementi di partenza dai quali non si può prescindere nell'approntare un piano di sviluppo e, quindi, nel delineare gli o·biettivi che esso deve po,rsi. Oggi, certo·, la geografia fisica gioca un ruolo sempre meno determinante 11el condizionare lo sviluppo economico di una regione, nel senso che, come afferma il geografo francese J. F. Gravier 2 , « le cl1iavi che aprono le porte dell'accrescimento economico negli anni 1960 non sono le stesse che negli anni attc;>mo al 1860. Queste chiavi sono oggi molto più numerose e molto più numerosi sono i paesi che possono sperare di possederle ». Quindi, anche se « non è possibile fabbricare ogni prodotto in ogni luogo» è, però, « possibile fabbricare qualcos~ in ogni luogo in cui si possano condurre uomini, acqua, una strada, del petrolio e dell'elettricità; cioè, praticamente in tutte le zone abitabili ». 2 J. F. GRAVIER, L'aménagement du territoire et l'avenir des régions françaises, Flammarion, Paris, 1964. 69 Bibii·otecaginobianco

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