Nord e Sud - anno XVII - n. 127 - luglio 1970

Argomenti riguarda tutta l'agricoltura e tutta l'industria conserviera italiana, se si pensa che la partecipazione di capitale straniero nell'industria conserviera aveva raggiunto nel 1965 ben il 34,1 per cento dell'intero capitale investito nel settore; ma minaccia soprattt1tto l'agricoltura e l'i11dustria conserviera meridionali. lndubbiame11te, però, il pericolo che il Mezzogiorno venga emarginato è più concreto e attuale del pericolo che venga colo11izzato: su 23 società per azioni a partecipazione estera nel settore conserviero, solo due (la Eskimo International a Salerno e la Nestlé Alimentana a Brindisi) sono venute nel Mezzogiorno. Il capitale internazionale, inoltre, può costituire un positivo punto di rottura. Nel panorama industriale italiano, in cui - come osservava Francesco Forte - la tradizionale industria alimentare è stata così spesso e così tenacemente alleata delle classi dominanti nelle campagne, nel mantenere le condizioni di arretratezza, di sostanziale sfruttamento e di provincialismo, non vi è dubbio che l'irro,mpere di forze neocapitalistiche « internazionali » possa costituire una circostanza particolarmente positiva. « Si tratta, per lo più, e per nostra buona sorte, di quelle forze che si sono svilup·pate a contatto con una civiltà rurale progredita - caso tipico quello della Svezia e della Danimarca - e che portano, qui da noi, una n1entalità ispirata alla civiltà di quei rap 1 porti: non concepiscono cioè le relazioni con i produttori agricoli in quei termini di vassallaggio e di prezzi esosi e di disinteresse per l'assistenza tecnica del produttore agricolo che sono stati e sono tuttora i concetti ispiratori di tanta parte della nostra industria di trasformazione agricola ». Ciò che ci deve preoccupare non è, quindi, che il capitale straniero venga nel Mezzogiorno, ma ci deve preoccupare il fatto che questo capitale venga in Italia ma sia investito fuori del Mezzogiorno. Quanto al « colonialismo », sta a noi pretendere che queste forze neocapitalistiche internazionali si comportino con gli stessi rnetodi e con la stessa mentalità che adottano verso la propria agricoltura evoluta. Ma quali sono le vie per permettere lo sviluppo anche nel Mezzogiorno della moderna industria conserviera? Il discorso a questo punto deve tornare sulla SME Finanziaria e pii.1 in generale deve investire la politica delle partecipazioni statali e soprattutto la politica di programmazione, per quanto sia difficile parlare di piano e di programmi in questo momento in Italia .. Seppure a malincuore, vale la pena di ricordare, a quest'ultimo riguardo, che il Progetto 80 prevedeva per l'industria agricolo-alimentare un apposito « programma di promoziqne », vale a dire un piano di' settore che avrebbe dovuto indicare sia gli « interventi vol~i a provocare la ristrutturazione delle 61 s·ibiiotecag inobianco

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